sabato 31 gennaio 2015

Furto di Luna


Furto di Luna
Andrea Vitali
Ed. Garzanti
Pag. 48
****

Più che un libro è un racconto lungo, ambientato come tutti gli altri romanzi di Andrea Vitali sul lago di Como, la notte dello sbarco sulla luna, il 21 luglio 1969.
Un racconto che ti tiene incollato dalla prima all'ultima pagine, lo si legge in un soffio per vedere come continua.
Anche qui troviamo i soliti personaggi di paese, gente dalle mille peculiarità, gente così simile, ma che con la loro individualità crea quel microcosmo colorato e vario che popola ognuno dei nostri piccoli paesi.

Trama
Beppe Manera, detto "Animalunga" è un ladruncolo di paese, sua moglie Venera Sbiaditi cerca sempre di proteggere l'immagine che ha inventato per il figlio Emanuele, che lo crede un eroe.
Gran frequentatore di bar, fanfarone e dalla parlantina facile, riesce ad abbindolare la gente, e farà credere al figlio di voler rubare la luna.

Lo zaino di Emma


Lo zaino di Emma
Martina Fuga
Ed. Mondadori
Pag. 144
****

Sono venuta a conoscenza di questo libro nel gruppo facebook Runningformommies, di cui faccio immeritatamente parte visto che per il momento di correre non se ne parla.
Martina invece è una mamma che correre, ed è anche la mamma di Emma, una bimba nata con la sindrome di down, ma è anche la mamma di Giulia e di Cesare.
Racconta la sua esperienza per condividerla con gli altri genitori, e si mette veramente a nudo, parlando dei suoi timori e delle sue preoccupazioni, di tutti gli iter burocratici da seguire per ogni minima cosa, ma lo fa in un modo che mi è piaciuto moltissimo, senza vittimismi e senza voler sembrare una mamma eccezionale, e dal libro traspare questa donna che è semplicemente una mamma come tante altre.

Emma ha partecipato con la sua mamma alla campagna "Dear Future Mom".

Il blog di Martina si chiama Imprevisti, sottotitolo "Fai di ogni imprevisto un'opportunità".

Mi è piaciuto moltissimo il fatto che consideri l'handicap di Emma come uno zaino che la bimba dovrà portare sulle sue spalle per tutta la vita, che per quanto tutta la famiglia cercherà sempre di alleggerire resterà appunto sulle spalle di Emma.

Mi è piaciuto molto il suo modo di scrivere e trovo che il capitolo in cui parla del marito Paolo Orlandoni, portiere dell'Inter, sia una bellissima dichiarazione d'amore.
Una frase su tutte mi ha colpito : "Hai insegnato ai nostri figli il valore del contare senza essere protagonisti, ..."

Se posso permettermi, devo dire che questa donna, mamma di una rossa, di una bruna e di un biondo mi piace molto!




Zia Antonia sapeva di menta


Zia Antonia sapeva di menta
Andrea Vitali
Ed. Garzanti
pag. 160
****

Questo è il terzo libro che leggo di Andrea Vitali, dopo aver letto "Il Segreto di Ortelia" e "Una splendida zitella" e mi piace sempre di più, penso che dei tre questo è quello che preferisco.
Leggere Vitali è un po' come tornare nella piazzetta del paese in cui siamo nati e cresciuti, gira tutto li attorno, i pettegolezzi, le piccole cattiverie di paese, ma anche l'affetto e il conforto della gente.
Mi sembra sempre di tornare a casa.

Trama:
La zia Antonia, signora molto anziana e ricoverata in casa per anziani, decide di fare uno sciopero della fame fino a quando non le verrà consegnato l'estratto del suo conto in banca.
Fanno da contorno a questa storia ironica e surreale il nipote sempliciotto Ernesto  Cervicati, il fratello Antonio con cui non si parla, l'avida moglie di Antonio, la burbera suor Speranza direttrice della casa di riposo che mi ha ricordato suor Nausicaa di Zelig e l'abitudinario dottor Aloisio Fastelli.
Riusciranno a risolvere il mistero di questa busta non consegnata dopo parecchi equivoci e malintesi.

domenica 25 gennaio 2015

Giulia, una donna fra due papi


Giulia, una donna fra due papi
Silvia Lorusso del Linz
Ed. 45°Parallelo
Pag. 212
****

Il romanzo parla di Giulia Farnese, detta "Giulia la Bella", ragazza di buona famiglia data in sposa a Orso Orsini, ma obbligata dalle lotte di potere a diventare l'amante di Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI.
Raccontato molto bene, si attiene alla realtà dei fatti e alle notizie degli storici, e fa luce su questa ragazza di cui si è tanto discusso e che è passata alla storia come la "Sposa Christi", essendo l'amante ostentata da un papa in carica, ma che in realtà racconta di una donna che fin da giovanissima ha dovuto sottostare ai voleri di persone più grandi di lei.
L'altro papa del titolo è il fratello Alessandro Farnese, salito al titolo pontificio con il nome di Papa Paolo III, che non ha mai esitato a sfruttare tutto ciò che poteva essergli utile, senza curarsi delle persone a cui avrebbe dovuto voler bene.

Libro letto grazie a mia figlia Lucrezia, che coltiva assieme a me la passione per la storia e le biografie.

Solo un piccolo appunto sul libro:
ad un certo punto del racconto, Giulia riceve un gioiello in regalo dal papa, e viene detto che questo gioiello fu creato apposta per lei dai rinomati orafi di Ponte Vecchio a Firenze.
Se non mi sbaglio, in quel periodo Ponte Vecchio era il mercato della carne, decisione presa nel 1442 dalle autorità cittadine per cercare di tenere più pulita la città, che confinava i beccai (macellai) sul ponte, in modo che potessero gettare scarti e avanzi nell'Arno sottostante.
Solo nel 1593, una settantina di anni dopo la morte di Giulia, Ferdinando I de' Medici, fece installare gli orafi al posto dei macellai, in quanto infastidito dai cattivi odori che arrivavano a lui tramite le finestre del Corridoio Vasariano che attraversava il ponte.

Oscar e la dama in rosa


Oscar e la dama in rosa
Eric-Emmanuel Schmitt
Ed. BUR
Pag. 110
*****

Ho terminato questo libro sorridendo fra le lacrime, ammaliata ancora una volta dallo stile di questo scrittore, incantata dalla magia che questa dama in rosa riesce a creare attorno a questo bimbo che sta morendo, condensando 100 anni di vita in dodici giorni.
Un libro da tenere, da rileggere, da consigliare.

Come per il precedente libro di questo scrittore, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, mi sono appuntata parecchie frasi:

"Caro Dio,
oggi ho cent'anni. Come Nonna Rosa. Dormo molto ma mi sento bene.
Ho cercato di spiegare ai miei genitori che la vita è uno strano regalo.
All'inizio lo si sopravvaluta, questo regalo: si crede di aver ricevuto la vita eterna. Dopo lo si sottovaluta, lo si trova scadente, troppo corto, si sarebbe quasi pronti a gettarlo. Infine ci si rende conto che non era un regalo, ma solo un prestito. Allora si cerca di meritarlo. Io che ho cent'anni, so di che cosa parlo. Più si invecchia, più bisogna dar prova di gusto per apprezzare la vita. Si deve diventare raffinati, artisti. Qualunque cretino può godere della vita a dieci o a vent'anni, ma a cento, quando non ci si può più muovere, bisogna avvalersi della propria intelligenza."


"La smetta con quell'espressine colpevole. Non è colpa sua se è costretto ad annunciare brutte notizie alla persone, malattie dai nomi latini e guarigioni impossibili. Deve rilassarsi, distendersi. Non è Dio Padre. Non è lei a comandare la natura. Lei è solo un riparatore. Deve rallentare, dottor Dusseldorf, diminuire la pressione e non darsi troppa importanza, altrimenti non potrà continuare a lungo con questo mestiere. Guardi già la faccia che ha."

Il mio piccolo principe


Il mio piccolo principe
Anna Gavalda
Ed. Frassinelli
pag. 214
****

La storia in se non è male, anche se penso che avrebbe potuto essere sviluppata meglio.
Ruota tutto attorno ad una notte passata in un burrone, con frequenti flashback di Billie sulla loro vita passata.
Abbastanza scorrevole, ma a tratti un po' noioso, non vedevo l'ora che qualcuno venisse a salvarli,  a tratti anche prevedibile.
Non ho amato molto lo stile in cui è stato scritto, come una conversazione fra adolescenti, forse perché pensato e scritto per loro.
Mi ha ricordato molto il libro "Gli effetti secondari dei sogni", ambientato anche questo a Parigi e che ruotava attorno alle problematiche giovanili di disagio che si possono trovare in una grande città, ma che ho amato molto di più per come era stato scritto e per quello che era riuscito a trasmettermi.

Trama da Anobii:
Evidentemente Franck e Billie non sono fatti per cantare le stesse canzoni, e in più hanno tutti i numeri per far pensare che il loro futuro non sarà roseo: fisicamente, moralmente e intellettualmente. Sono diversi dagli altri. Lui è un ragazzo troppo delicato e sensibile che ama il teatro, i libri e non tollera il gregge conformista. Lei è prorompente, chiassosa, disperatamente povera, la scuola le sembra una galera. E il gregge non la tollera. Una coppia di ragazzini improbabile e fuori dal coro…

Il gioco delle tre carte


Il gioco delle tre carte
Marco Malvaldi
Pag.
Sellerio Editore
****

Terzo libro di Malvaldi che leggo dopo "Scacco alla torre" e "La Famiglia Tortilla", mi butto anch'io con i simpatici vecchietti del bar Lume.
Non so perché ma comincio con il secondo libro, per ora ne sono usciti 5.

Trama:
Il romanzo è ambientato in una località della costa toscana, l’immaginaria Pineta.
Tutti i giorni Aldo, Pilade, Ampelio e Gino, si trovano al loro tavolo al Bar Lume, di proprietà di Massimo il barrista, come ama definirsi lui, cogliendo ogni occasione per impicciarsi dei fatti degli altri e per raccontare logorroicamente episodi del loro vissuto.
In città c'è un importante congresso di chimici e arrivano professori da tutto il mondo, ma proprio mentre si stanno svolgendo le conferenze, viene trovato morto il professor Asahara, in circostanze da chiarire.
Massimo viene interrogato in quanto si è occupato del catering dell'evento, aiutato dal Dottor Snijder, simpatico professore olandese e dai quattro impiccioni, riuscirà a risalire all'assassino.

Libro divertente, che potrei definire un giallo-commedia, con i quattro vecchietti che borbottano in toscano e che spesso più che aiutare creano impicci.

Piccolo appunto che non c'entra molto:
il mio editore preferito è Neri Pozza, ma da un po' ho cominciato ad amare questi libriccini blu della Sellerio, li trovo molto ben curati, eleganti e maneggevoli.


Marilyn non l'avrebbe mai fatto


Marilyn non l'avrebbe mai fatto
Ellen T. White
Pag. 314
Ed. Piemme
****

Libro divertente, in cui si dice che ogni donna è speciale, che ognuna di noi ha quel qualcosa in più che deve saper valorizzare per poter emergere.
L'autrice suddivide il tipo di donne in base alle caratteristiche, c'è la compagna, la rivale, la gattina, la dea e la mamma.
Per ogni tipologia di donna c'è un test, per vedere qual è la sirena che c'è in noi, poi la descrizione di donne famose che rientrano in questa categoria, trucchetti per tirare fuori il meglio delle nostre capacità e delle nostre doti e aneddoti spesso divertenti su celebrità.

Mi ha stupito scoprire diverse cose che non pensavo su personaggi famosi, e mi ha fatto capire che spesso dietro a molte persone si nasconde una facciata a noi non visibile.

Come dicevo all'inizio, libro divertente, da prendere con un pizzico di auto ironia, ma anche ricco di piccoli consigli che possono aiutarci a migliorare la nostra autostima.

Trama dal sito del editore:
Ogni donna ha una sirena nascosta dentro di sé, pronta a emergere e catturare attenzioni e sguardi. Spesso però non sappiamo come fare a valorizzare il nostro potenziale femminile. Niente di meglio dunque che attingere al capitale di saggezza di una selezione di donne affascinanti che nel tempo hanno avuto stuoli di ammiratori e di imitatrici. Greta Garbo, Marilyn Monroe, Coco Chanel, Carole Lombard e Cleopatra hanno stili seduttivi diversi, eppure sono tutte irresistibili. Ripercorrendo con verve le loro storie e quelle di altre divine, Ellen White estrapola la quintessenza della femminilità a cui ognuna si può ispirare per creare un proprio stile personale.
Un manuale divertente, delizioso e indispensabile. (Completano la carrellata alcuni personaggi femminili a cui NON ispirarsi se si tiene alla testa, vedi Anna Bolena).

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano


Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
Eric-Emmanuel Schmitt
pag. 123
Ed. E/O
*****

Ho questo libro da molto tempo, ma non mi decidevo mai a cominciarlo perché avevo già visto il film, che mi era piaciuto moltissimo.
Come quasi tutti i lettori, che prima leggono il libro e poi vedono il film, resto sempre delusa, perché i personaggi e i luoghi sono molto diversi da come li avevo immaginati, ma se ho già visto il film, mi sembra di togliere qualcosa alla magia del leggere, perché non devo più creare nella mia testa i personaggi e le situazioni.
In questo caso non è stato così e ho amato moltissimo questo libro, che non so se definire romanzo o racconto lungo, anche se sono riuscita a segnarmi diverse citazioni nonostante le poche pagine.

"Il tuo amore per lei è tuo. Ti appartiene. Anche se lei lo rifiuta, non lo può cambiare. Semplicemente non ne approfitta, ecco tutto. Quello che tu dai, Momo, è tuo per la vita; e quello che non dai è perduto per sempre!"

"Stando con Monsieur Ibrahim mi rendevo conto che gli ebrei, i musulmani e persino i cattolici avevano avuto un sacco di grandi uomini in comune prima di massacrarsi a vicenda. La cosa non mi riguardava, però mi faceva bene."

"Monsieur Ibrahim mi ha dotato dell'arma assoluta. Mitraglio il mondo intero con il mio sorriso. Nessuno mi tratta più come una merda."

"No, non l'autostrada, Momo. Non prendiamo l'autostrada. le autostrade, ci passi e basta, non c'è niente da vedere. Sono buone per gli imbecilli che vogliono andare il più velocemente possibile da un punto all'altro. Noi non facciamo della geometria, noi viaggiamo."

"Facevamo un sacco di giochi. Mi conduceva nei luoghi di culto con una benda sugli occhi perché indovinassi la religione dall'odore.
«Qua c'è odore di ceri, è cattolico».
«Sì, è Sant'Antonio».
«Qui c'è odore d'incenso, è ortodosso».
«Sì, è Santa Sofia».
«E qua c'è puzza di piedi, dev'essere musulmano. Bleah, c'è un fetore...».
«Cosa?! Ma è la Moschea Blu! Non ti piace un posto che odora di corpi umani? A te non puzzano mai, i piedi? Ti disgusta un luogo di preghiera che odora di uomo, che è fatto per gli uomini, con gli uomini dentro? Hai proprio delle idee parigine, tu! A me, questo profumo di pantofole mi rassicura. Mi fa pensare che non valgo più dei miei simili. Mi sento col naso, sento noi col naso, e quindi mi sento già meglio!»"


"O-oh, Momo, siamo tra i ricchi: guarda, ci sono dei cassonetti."
"E allora?"
"Quando vuoi sapere se il posto dove ti trovi é ricco o povero, guarda la spazzatura. Se non vedi immondizia né pattumiere, vuol dire che é molto ricco. Se vedi pattumiere ma non immondizia, é ricco. Se l'immondizia é accanto alle pattumiere, non é né ricco né povero: è turistico. Se vedi l'immondizia e non le pattumiere, é povero. E se c'é la gente che abita in mezzo ai rifiuti, vuol dire che é molto, molto povero. Qui sono ricchi."
"Beh, siamo in Svizzera!"


Trama da Anobii:
Il breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino annovera vie che hanno il sapore delle favole: Rue Bleue, Rue de Paradis. Il quartiere dove abita l'adolescente Mose detto Momo, è pieno di vita e di luce, percorso da un'animazione popolare colorita e gaia, proprio l'opposto dell'appartamento in cui Momo vive con un padre, perennemente immerso nella penombra, eccettuato per il cono di luce serale che avvolge l'avvocato, senza affari e senza moglie, intento a leggere uno dei ponderosi volumi. Nonostante l'atmosfera pesante di una casa dalla quale l'amore sembra fuggito, Momo è un ragazzo dallo spirito aperto e curioso, ferito dalle accuse del padre e dalla sua indifferenza ma capace di reagire con una serie di spensierate trasgressioni.



venerdì 9 gennaio 2015

Tutte le mie preghiere guardano verso ovest


Tutte le mie preghiere guardano verso ovest
Paolo Cognetti
pag. 108
Ed. EDT
****

Ho scelto questo libro principalmente per la categoria viaggi della sfida di lettura LeggiAmo 2015, così a scatola chiusa in quanto non ho mai letto niente di questo scrittore, e mi è piaciuto moltissimo.
Il libro è piccino, non molte pagine, ma ho voluto gustarmele, assaporarmele.
Racconta la città di New York vista attraverso i suoi piatti, che qui, più che altrove, offre il maggior numero di cucine etniche.

Fa parte della collana "Allacarta" che citando il risvolto di copertina è una collana in cui grandi scrittori contemporanei raccontano le grandi città del mondo attraverso il cibo. Ogni viaggio, una storia. Ogni storia, un piatto.

Di questa collana avevo già letto "La famiglia Tortilla", che avevo scelto sia perché mi piace Malvaldi, sia perché Barcellona è una delle città che mi piacerebbe maggiormente visitare.
Come dicevo sopra non conosco Paolo Cognetti e per quanto mi piacerebbe visitare New York, non rientra fra le mie top ten.
Ma mi sono ritrovata a passeggiare con lui per le strade, a girare in bicicletta, a guardare fuori dai bus, a prendere la metropolitana, a salire su un traghetto, tutto per visitare questa città che è diventata così popolosa nel giro di trecento anni, quasi sempre in un itinerario gastronomico scelto non in base a stelle od altro, ma in base alle sensazioni personali dello scrittore.
A volte il viaggio è stato anche fra le persone di varie etnie che compongono la città, con la compagnia fissa di alcuni amici degni dello stereotipo da film.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che nonostante lui conosca bene la città, ci siano ancora molte cose che riescono a sorprendo, come riuscirebbero a sorprendere qualsiasi persona che la visiterebbe per la prima volta.

Alla fine del libro c'è una serie di indirizzi golosi, ma Cognetti avverte che durante la vostra prossima visita potreste non trovarli, perché la città cambia in modo quasi perpetuo e non sta mai ferma.

Ho amato molto il paragrafo in cui immaginava di cucinare per il giorno del Ringraziamento :
"Comunque il menu del Ringraziamento l'ho studiato con cura: avevo già accarezzato l'idea di soffriggere sedano e carote nel burro, scioglierci dentro castagne bollite e mollica di pane, aggiungere timo e maggiorana e farcire con questo composto un tacchino di almeno dieci chili.
Avevo fantasticato di massaggiarlo con sale e pepe, strofinarlo con il limone,  infornarlo tra fette di mela e bagnarlo con il  vino bianco."
Trovo che sia poesia e amore per la cucina.

Mi sono piaciute anche le seguenti frasi:
"Ci sono luoghi di New York che si oppongono ai cambiamenti come i sassi in mezzo al fiume"

"...anche seduti a tavola non bisognerebbe mai smettere di andare" (parlando dei diner, carrozze ristorante)

"A New York gli orti scompaiono nei momenti di benessere e ricompaiono con le crisi"

(I pescatori) "Indossano berretti di lana e sudici giacconi imbottiti. Ogni tanto recuperano la lenza e la gettano di nuovo al largo, poi appoggiano la canna alla ringhiera, si accendono una sigaretta, la fumano osservando i gabbiani e le acque oleose dell'East River. Come tutti i pescatori hanno l'aria di aspettare qualcuno che non torna, o la barca che doveva passare a prenderli e non è mai arrivata."

Qui potete trovare il suo blog personale, mentre qui parla di questo libro.

domenica 4 gennaio 2015

Un albero cresce a Brooklin



Nel 2011 ho letto "Un albero cresce a Brooklyn" di Betty Smith.
Mi sembra di non averne mai parlato nel blog, non so perché visto che mi è piaciuto moltissimo.
Ieri sera mentre curiosavo nelle liste di una sfida di lettura, ho visto che in parecchi l'hanno inserito nella loro lista e mi è tornato in mente.

Avete presente quando un libro vi chiama in 1000 modi?
Michele Fazioli, divulgatore di libri come ama definirsi, ne parla un paio di volte nel suo programma, mia mamma dice che è uno dei libri più belli che abbia mai letto, nella libreria dove vado sempre é li in bella vista, un giornale ne fa la recensione, ...
Incredibile se pensate che è un libro che è stato scritto nel 1943 e ambientato nel 1912.
L'ho amato dalla prima all'ultima pagina.
Ho amato questa bambina che decide di andare alla biblioteca e vuole leggere tutti i libri che vi sono conservati, comincia dal primo libro, quello di un autore con la A e prosegue decisa ad arrivare fino all'ultimo volume con l'autore con la lettera Z.

Trama da qui.
È l’estate del 1912 a Brooklyn. I raggi obliqui del sole illuminano il cortile della casa dove abita Francie Nolan, riscaldano la vecchia palizzata consunta e le chiome dell’albero che, come grandi ombrelli verdi, riparano la dimora dei Nolan. Alcuni a Brooklyn lo chiamano l’Albero del Paradiso perché è l’unica pianta che germogli sul cemento e cresca rigoglioso nei quartieri popolari. Quando nuovi stranieri poveri arrivano a Brooklyn e, in un cortile di vecchie e tranquille case di pietra rossa, i materassi di piume fanno la loro comparsa sui davanzali delle finestre, si può essere certi che lì, dal cemento, sbucherà prima o poi un Albero del Paradiso.
Francie, seduta sulla scala antincendio, lo guarda contenta, poiché oggi è sabato, ed è un bel giorno a Brooklyn. Il sabato gli uomini ricevono la paga e possono andare a bere e azzuffarsi in santa pace. Il sabato lei, bambina irlandese di undici anni, come tutti i bambini del suo quartiere, fa un salto dallo straccivendolo. Insieme a suo fratello Neeley, Francie raccoglie pezzi di stagnola che si trovano nei pacchetti di sigarette e nelle gomme da masticare, stracci, carta, pezzi di metallo e li vende in cambio di qualche cent.
Coi suoi coetanei con i calzoni lunghi e i berretti con la visiera, le mani in tasca, le spalle curve, i capelli così corti da lasciare scoperto il cuoio capelluto, Francie se ne andrà tra un po’ a zonzo per Brooklyn. Attraverserà prima Manhattan Avenue, e poi Johnson Avenue, dove si sono stabiliti gli italiani, e infine il quartiere ebraico fino a Broadway, dove guarderà eccitata i piccoli carretti che riempiono la strada, gli uomini barbuti con gli zucchetti di alpaca, i vestiti orientali dai colori vivaci posti ad asciugare sulle scale antincendio e i bambini seminudi che giocano in mezzo ai rigagnoli.
Poi tornerà a casa, dove forse troverà sua madre, rientrata dal lavoro. Lungo il tragitto forse qualcuno le ricorderà che è un peccato che una donna così graziosa come sua madre, ventinove anni, capelli neri e occhi scuri, debba lavare i pavimenti per mantenere lei e gli altri piccoli Nolan.
Qualcun altro magari le parlerà di Johnny, suo padre, il ragazzo più bello e più attaccato alla bottiglia del vicinato, qualcuno infine le sussurrerà mezze parole sull’allegro comportamento di sua zia Sissy con gli uomini.
Francie ascolterà e ogni parola sarà per lei una pugnalata al cuore, ma troverà, come sempre, la forza per reagire, poiché lei è una bambina destinata a diventare una donna sensibile e vera, forte come l’albero che, stretto fra il cemento di Brooklyn, alza rami sempre più alti al cielo.
Nominato dalla New York Public Library come uno dei grandi libri del secolo appena trascorso, Un albero cresce a Brooklyn è una magnifica storia di miseria e riscatto, di sofferenza ed emancipazione di bruciante attualità.


Betty Smith, pseudonimo di Sophina Elisabeth Werner, nasce nel 1896 a Brooklyn da genitori figli di immigrati tedeschi. Scrittrice soprattutto di teatro, nel 1943 pubblica Un albero cresce a Brooklyn, cui seguiranno Tomorrow will be better (1947), Maggie-Now (1958) e Joy in the morning (1963). Muore nel 1972.

Questo é uno degli unici cinque libri a cui ho dato cinque stelline su Anobii.
Gli altri sono :
La cattedrale del mare
Mille splendidi soli
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di Eric-Emmanuel Schmitt
Oscar e la Dama in rosa di Eric-Emmanuel Schmitt

Che poi queste stelline a volte sono difficili da dare, mannaggia!
Ci sono i capolavori, quelli che ti rapiscono e che non riesci a staccarti fino all'ultima pagina, e che quando li hai finiti, un po' ti dispiace, vorresti che continuassero.
E qui é facile dare 5 stelline.
Tutti quelli che mi piacciono ne ricevono 4 di stelle, e sono la maggior parte, anche se alcuni meriterebbero di più ma non sono da cinque stelle, mentre per altri la quarta stellina é regalata,  ma su Anobii quelli a tre stelle sono considerati così così e mi dispiace mettere in questa categoria dei libri che comunque mi sono piaciuti.
Nella categoria a tre stelle metto quelli che mi sono piaciuti poco, o che mi hanno annoiato o che facevo un po' fatica a continuare, anche se a volte ce ne sono di quelli a tre stelle e mezza e di quelli a tre stella scarsa.
In quella a due stelle metto quelli che considero "na' palla", che non consiglierei.
In quelli a una stella metto i libri "agonia" che ho fatto una fatica immane a finire o che non sono riuscita a finire.
Rileggendo i miei giudizi su Anobii mi sono resa conto di due cose :
  1. spesso il giudizio che darei oggi, dopo aver lasciato "decantare" il libro, non sempre coincide con il giudizio che avevo dato appena finito di leggere.
  2. Quasi sempre leggendo le altre critiche, per ogni libro c'é una differenza enorme fra i giudizi, lo stesso libro che da molti viene osannato, da parecchi altri viene invece visto come uno scempio della letteratura, e viceversa.
E voi come vi regolate con l'assegnazione delle stelline, o con i gradimenti, se ne date?