giovedì 28 maggio 2020

Lacci



Lacci
Domenico Starnone
ed. Einaudi
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Ho già parlato di questo libro nel mio post su "Confidenza", di Domenico Starnone.
Dopo averlo trascinato per un mese e averne letti altri nel frattempo, mi sono arenata per un altro mese, ma come ogni volta decisa a leggerlo fino in fondo.
Oggi pomeriggio mi sono detta che oggi era il giorno giusto, dopo aver letto con un po' di fatica le prime pagine mi sono lasciata trascinare, all'inizio per poterlo finire e per non averlo più li sul comodino, ma la terza parte ha rivalutato completamente il libro.
Il modo di scrivere di Starnone non fa per me, e come per Confidenza, la terza parte del libro è riuscita a farmi amare se non lo stile, di sicuro la storia in sé.

In entrambi i libri la terza parte é scritta in modo diverso, meno fitto, meno introspettivo e da voce a personaggi fondamentali nella storia ma che nelle prime due parti dei libri non avevano quasi voce in capitolo, e anche qui, in poche pagine viene svelato il "mistero", se così si può chiamare.
Nel primo libro la "Confidenza" che da il titolo al libro riceve da Pietro e Teresa una rilevanza molto diversa da ognuno dei due, mentre anche qui l'episodio dei "Lacci" di cui si parla, ha per ogni persona coinvolta una connotazione diversa, a distanza di anni, ognuno l'ha vissuto e interpretato diversamente.

Anche qui i personaggi mi sono sembrati antipatici, Vanda una lamentosa insoddisfatta, ipercritica e pesante, fa di tutto per riavere il marito ma non lo ama.
Lui un egoista insoddisfatto che torna a casa, non é felice ed é un ometto sottomesso che sottostà a tutto quello che vuole la moglie non si capisce per paura di cosa visto che nella breve parentesi che non ha vissuto con lei é stato felice.
Ammetto che l'animo umano mi lascia sempre basita, non riesco a capire perché una coppia che non si ama più continua a stare assieme, ad essere infelice e a rendere infelice l'altro, quando magari separatamente avrebbero buone possibilità di stare bene.
I figli non ne escono molto meglio, se prima li si poteva giustificare per la situazione che vivevano in casa, da grandi non si sono dimostrati tanto diversi.

Trama dal sito dell'editore:
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». Si apre cosí la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato di una ragazza insieme alla quale tutto gli sembra leggero, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è piú radicale dell’abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Domenico Starnone ci regala una storia emozionante, il racconto magistrale di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.

25/2020
Sfida personale 90. Una storia con un triangolo amoroso

Ho imparato che leggere fino in fondo i libri, a volte, può rivalutare il giudizio mi ero fatta all'inizio.

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