martedì 10 novembre 2015

Morte dei marmi

 
 
 
Morte dei Marmi
Fabio Genovesi
ed. Laterza
pag. 139
****
 
Quando pensiamo a Forte dei Marmi la prima cosa che viene in mente è il lusso, la ricchezza, le vacanze da nababbi, le discoteche più in, i VIP che girano e che si ha spesso la fortuna di incontrare.
Ma è davvero tutto cosi?
Beh in parte si, ma per alcuni mesi all'anno, perché per dirla come Genovesi, d'estate al Forte sembra di essere a Las Vegas, mentre per il resto dell'anno sembra di essere a Bucarest.
Ho avuto la fortuna di frequentare Forte dei Marmi e la Versilia durante tutto l'anno, e riconosco parecchie problematiche che vengono elencate, ma se devo essere sincera, a me il Forte piace soprattutto in autunno, quando ritorna ad essere più a livello umano, quando i suoi abitanti cominciano pian piano a riprenderne possesso.
 
Cerco sempre di cominciare e finire l'anno con un libro divertente, e devo dire che questo ha risposto in pieno alle mie aspettative, un libro che si legge velocemente e divertente.
Divertente ma...
ma che mi ha dato parecchi spunti di riflessione, spunti che potrebbero essere applicati a qualsiasi località a vocazione turistica, dove nei periodi più caldi, o freddi a seconda della peculiarità turistica del luogo, ci si ritrova con orde di turisti che si riversano in musei, piazze, ristoranti e spiagge come orde di barbari, per i quali si cerca di offrire sempre di più, organizzando ogni sorta di manifestazione o creando attrazioni per far in modo che sempre più persone scelgano queste mete.
Periodi che in diversi luoghi stravolgono di molto la vita di chi vive in questi luoghi tutto l'anno, con conseguenze anche positive, come il lavoro per alcuni mesi all'anno, ma anche con una serie di disagi.
 
Per quello che riguarda qui da noi l'arrivo dei turisti non è cosi massiccio, da aprile a ottobre ci sono diversi momenti, quali vacanze o ponti infrasettimanali, oppure congressi o raduni che portano diverse persone a scegliere Lugano e il Ticino.
Lavorando nel settore alberghiero, ho spesso però l'occasione di parlare con i clienti, che mi dicono come durante l'estate vengano organizzate parecchie cose e ci siano diverse cose da fare, ma che purtroppo a partire da fine ottobre parecchie infrastrutture siano chiuse, nonostante spesso durante i mesi invernali le temperature non sono cosi rigide.
Trovo inoltre che a volte ci sia un sovraesporsi delle manifestazioni, che bisognerebbe magari spalmare sull'arco dell'intero anno.
 
 

Il Fu Mattia Pascal


Il Fu Mattia Pascal
Luigi Pirandello
ed. Giunti
pag. 320

Questo libro mi ricorda sempre di quanta differenza possa fare un buon insegnante nella formazione dei ragazzi.
Al ginnasio avevo una docente di italiano, professoressa Siebenburger, che aveva una vera passione per la letteratura, e che mi ha fatto amare Verga, Pirandello, Carducci e altri grandi della letteratura italiana, mi ricordo l'esame finale come un bel momento, l'occasione per ridare alla professoressa tutto quello che mi aveva dato nei due anni in cui era stata la mia docente, e l'occasione per mostrare agli esperti (o periti d'esame) quanto era riuscita a trasmettermi questa piccola donna in poco tempo.
Sono consapevole che l'amore per la lettura che ho fin da piccola abbia fatto la sua parte, altri miei compagni non amavano leggere, ma ancora oggi, a parecchi anni di distanza se penso a questa professoressa mi torna il sorriso sulle labbra al pensiero della passione per la professione che trapelava dalle sue lezioni.

Il romanzo parla di Mattia Pascal che scopre in seguito ad una grossa vincita a Montecarlo che tutti lo credono morto.
Decide quindi di non parlare del malinteso ma di ricominciare da zero la sua vita, inventandosi una nuova identità e cambiando paese.
Ma purtroppo non sarà tutto cosi facile, fin da subito,


sabato 7 novembre 2015

La locandiera

 


La Locandiera
Carlo Goldoni
ed. Einaudi
pag. 111
****

In terza ginnasio avevamo letto questo libro, e se non mi sbaglio ne avevamo anche interpretato alcuni pezzi.
Questa commedia mi era piaciuta molto, e a distanza di anni me ne ricordavo ancora parecchi passaggi.
Per una sfida di lettura, dovevo leggere un libro scritto prima del 1800, ho pensato subito che mi sarebbe piaciuto rileggerlo e ho fatto bene.

Ho ritrovato nel libro tutto quello che mi era piaciuto trent'anni fa, l'ironia, la furbizia, il divertimento e anche una certa rivalsa su personaggi che si credono superiori ma non lo sono.
Ho amato molto anche i piccoli escamotage ideati da Goldoni per fare in modo che tutto si intrecciasse alla perfezione, un misto di sagacia e astuzia che avevo già apprezzato molto leggendo "La Mandragola" di Niccolo Machiavelli.

Il coperchio del mare



Il coperchio del mare
Banana Yoshimoto
Ed. Feltrinelli
pag. 113
****

Banana Yoshimoto non è una delle mie scrittrici preferite.
Non riesco a cogliere quella magia, quella profondità che decantano le mie "colleghe" lettrici, e devo ammettere con molta vergogna che per il terzo anno consecutivo leggo un suo libro per riempire la lettera Y nelle sfide di lettura.

Questo fino ad oggi.
Non so se è perché finalmente comincio ad  abituarmi al suo stile di scrittura, o se perché in questo romanzo il tema della morte non è il fulcro attorno al quale ruota tutta la storia.
Mi è piaciuto, non tanto da farmi cambiare idea, ma questo in particolare l'ho letto senza sentirmi gravata da un peso.

Racconta dell'amicizia che si crea fra due ragazze che sono obbligate a passare un'estate assieme.
Mari dopo aver finito l'università decide di aprire al suo paese un chiosco per le granite, la mamma di Mari decide di ospitare Hajime, figlia di una sua amica, alla quale è appena morta la nonna alla quale lei era legatissima.
Ovviamente Mari non è molto felice di questa imposizione, ma alla fine nascerà tra loro una bella e solida amicizia.

Mentre leggevo mi chiedevo come fosse possibile che dopo essersi laureata all'università decidesse di aprire un chiosco di granite, fino a quando non ha spiegato di aver visto una signora anziana che faceva lo stesso lavoro, e la gioia che si dipingeva sul volto dei bambini e degli adulti quando gustavano la loro granita. Aveva deciso che per la vita avrebbe sempre voluto poter donare un momento di beatitudine agli altri.

Amo moltissimo le granite, d'estate appena posso me la concedo, anche se qui nella mia zona non se ne trovano molte.
Il mio posto preferito è vicino a San Lorenzo, lontanissima da casa mia, ma mio posto del cuore.
Quest'anno inoltre ho avuto modo di gustare altre due granite che resteranno a lungo nella mia memoria, la prima a Pavia, in un baretto nei pressi della stazione degli autobus, dove una signora gentilissima ci ha fatto assaggiare per le prima volta una granita fatta al momento, non dalle solite macchinette. Tutta un'altra cosa!
La seconda l'abbiamo mangiata all'expo 2015 a Milano guardando lo spettacolo dell'Albero della Vita, degna conclusione di una giornata davvero bella.

Quello che gli altri non vedono


Quello che gli altri non vedono
di Virginia MacGregor
Ed. Giunti
pag. 400
****

Strano come a volte siano i libri a chiamarci.
Da qualche anno negli uffici postali qui da noi vendono un po' di tutto, compresi libri, quest'idea mi piace molto perché mentre sono in fila leggo sempre il risvolto di copertina, e spesso ne prendo uno.
Mi è già capitato più volte di trovare sui ripiani libri che poi ho amato moltissimo, non so se tutti gli uffici postali abbiano la stessa scelta di libri o se c'è qualcuno che decide quale esporre.
Mentre invece nelle edicole c'è un'ampia scelta di libri, peccato siano quasi tutti in tedesco, mentre in italiano spesso e volentieri hanno solo libri della serie Harmony, ma questo è tutto un altro discorso.

La prima cosa che mi ha colpito del libro è stata la copertina, poi la trama sembrava interessante, appena ho cominciato a leggerlo non sono più riuscita a smettere.
Molto bello e avvincente, anche se ho trovato la storia un po' utopistica, l'ho amato molto.
Di una semplicità disarmante, non si può fare a meno di amare tutti i personaggi per il loro essere cosi normali, con i loro fastidi e i loro problemi, dalla bisnonna che si rende conto che sta scivolando sempre più nell'oblio e cerca di insegnare a Milo, il protagonista a vedere le cose in modo diverso, cosa non facile per lui affetto da retinite pigmentosa, dalla mamma alle prese con un figlio con problemi, un marito che l'ha lasciata e difficoltà finanziarie, a tutto un corollario di personaggi buffi, irreali e improbabile che danno al libro il sapore di una bella fiaba.

lunedì 19 ottobre 2015

La mandragola


La Mandragola
Niccolò Machiavelli
Ed. Einaudi
pag. 84
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La Mandragola di Niccolò Machiavelli è una commedia teatrale satirica scritta nel 1518, ma per noi qui in casa è chiamata affettuosamente "Mandri", si perché questo piccolo libriccino, di poco più di ottanta pagine, siamo talmente abituati a vederlo spuntare ovunque che è diventato uno di famiglia, sbuca sulla tavola della colazione, appare in giardino, occhieggia dalla borsa ad ogni viaggio e si fa tutte le volte la tratta "casa di Firenze-casa di Vaglio", fra un po' gli daranno la carta Freccia con il nome stampato sopra!!!

"Mandri" è un intoccabile.
A casa nostra si condivide tutto, ma gli "intoccabili" sono si proprietà esclusiva di una persona, se un oggetto viene messo in questa categoria, non è soggetto ne al prestito ne alla suddivisione, a meno di non farne una regolare richiesta.
Questa regola era stata decisa quando le nostre figlie erano piccolissime per evitare litigi,  per rientrare fra gli "intoccabili" doveva essere speciale, non potevano inserire ogni loro cosa, ma solo quelle a cui tenevano in modo particolare.
Oggi questa regola vige ancora ma viene applicata raramente, a parte in questo caso.
"Mandri" è di proprietà esclusiva di Lucrezia.

Sono quindi particolarmente riconoscente di averla potuta leggere.
Conosco Machiavelli per aver letto "Il Principe" e ho apprezzato moltissimo l'arguzia di questo Fiorentino.
Ho voluto leggere "La Mandragola" per leggere un'altra sua opera, ma soprattutto per capire qual è stata la scintilla che ha fatto innamorare Lucrezia di questo libro, cosa l'abbia spinta a prenderlo come lavoro di diploma e soprattutto come abbia fatto Machiavelli a far appassionare una ragazza nata quasi 480 anni dopo la pubblicazione della sua commedia.
Il racconto mi è piaciuto molto, ho amato l'ironia e la satira, ma quello che ho amato più di tutto è stato il leggere proprio questo libro, sfogliato e "gustato" all'inverosimile, come si può vedere dalla foto.
Leggendo, mi sembrava quasi di poter assorbire tutto il piacere che Lucrezia ne ricava leggendolo e rileggendolo.



Trama con spoiler
La storia si svolge a Firenze nel 1504. Callimaco è innamorato di Lucrezia , moglie dello sciocco dottore in legge messer Nicia. Con l'aiuto del servo Siro e dell'astuto amico Ligurio, Callimaco, in veste di famoso medico, riesce a convincere messer Nicia che l’unico modo per avere figli sia di somministrare a sua moglie una pozione di mandragola (da qui il titolo della commedia), ma il primo che avrà rapporti con lei morirà. Ligurio trova presto una geniale soluzione: a morire sarà un semplice garzone, cosa che tranquillizza parzialmente Nicia, il quale resta comunque perplesso, visto che qualcuno dovrà andare a letto con sua moglie. Naturalmente Ligurio ha pensato all'amico Callimaco, che spasima per Lucrezia: infatti non vi sarà nessun garzone come vittima predestinata, bensì sarà lo stesso Callimaco a travestirsi da tale. In una famosa e molto divertente scena, il garzone-Callimaco viene colpito e portato a casa di Nicia, e poi infilato nel letto insieme a Lucrezia. Questa, che nel frattempo è stata convinta a consumare il rapporto adulterino da fra' Timoteo, accetta, e nel momento in cui scopre la vera identità di Callimaco, acconsente alla fine a diventare sua amante. Dopo la notte degli inganni, riassunte le sembianze del medico, Callimaco ottiene dall'inconsapevole Nicia, contento della futura paternità, il permesso di abitare in casa sua e quindi di godere, non visto, delle grazie di Lucrezia.

sabato 7 febbraio 2015

Stoner

Stoner
di John Williams
Ed. Fazi
Pag. 332
*****

L'ho finito da qualche giorno, e mi manca, mi sembra strano non aprire il libro per leggere ancora di Bill Stoner, non saprei dire cosa mi è piaciuto, come non saprei dire perché mi ha tenuto incollata alle pagine.
E' un romanzo tranquillo, pacato, come ho immaginato che fosse il protagonista, non ci sono incredibili colpi di scene, ne improvvise svolte.
Il capitolo iniziale riassume già la storia, e i capitoli successivi sembrano la spiegazione di quello che è avvenuto nel corso degli anni.
Il libro segue placido il racconto della vita di Bill Stoner, figlio di contadini che viene iscritto alla facoltà di agraria dal padre, pensando che questo possa essere di aiuto nella conduzione della loro fattoria.
Ma durante il secondo anno, a causa di una domanda del caustico e acuto professor Archer Sloane, Bill scopre il suo amore per la letteratura, a cui dedicherà tutta la sua vita.

Lo so che con queste premesse sembra un libro piatto e noioso, ma non lo è!
E' un libro da leggere e sono sicura che lo si amerà, così come l'ho amato io.
Più di una volta mi sono chiesta perché non si ribellava a tutte le piccole angherie che subiva, perché non scappava dalla meschinità delle persone che lo circondavano, mi sono detta che non era possibile che non gliene andasse bene una, ma dopo averlo letto tutto, mi sono resa conto che il modo di vivere placido e tranquillo, senza picchi, era il modo di vivere a lui congeniale e che forse non era così passivo come il suo personaggio lasciava intendere, si limitava a seguire il corso degli eventi.

Nessuno sa di noi

Nessuno sa di noi
di Simona Sparaco
Ed. Giunti
Pag. 256
****

Come ho scritto nel post precedente mi piace finire e cominciare l'anno con un libro allegro, che mi faccia sorridere, ma dovevo assolutamente riconsegnarlo in biblioteca perché scadeva il prestito e io ce l'avevo già da un po'.
Non lo cominciavo perché sapevo che parlava di aborto, un argomento che non mi piace, anche se, come in questo caso, si parla di aborto terapeutico.
La difficilissima scelta a cui si trovano confrontati i futuri genitori, che sanno che il loro bimbo non sopravvivrà al momento del parto e che si sentono costretti a fare l'unica scelta che non vorrebbero mai essere chiamati a fare.
Trovo che la storia venga raccontata molto bene, dando tutto il risalto possibile al dolore straziante e lacerante di questa mamma, che in questo terribile momento non riesce giustamente ad avere la lucidità necessaria a capire che anche il suo compagno sta soffrendo terribilmente, un papà che sembra abbia imposto per freddezza una scelta, ma scopriremo verso la fine che ha dovuto mantenere questa facciata per non soccombere anche lui e per poter sostenere la sua compagna.

Duro come un pugno allo stomaco, molto realista e molto vero, con le tematiche affrontate bene, come ad esempio gli amici che chiedono e vogliono sapere e il dolore di dover fingere una partecipazione che non si prova nei confronti di amiche neomamme.

Mi sono piaciute le lettere che introducono i capitoli, scritte dalle lettrici della rubrica che Luce, la protagonista, tiene su una rivista.

Anche in questo caso, come nell'"Accabadora" non esiste mai una scelta giusta e indolore.

Mr. Zuppa Campbell, il pettirosso e la bambina


Mr. Zuppa Campell, il pettirosso e la bambina
Fannie Flagg
Ed. Sonzogno
Pag. 235
****

Cerco sempre di finire l'anno e di cominciare quello nuovo con un libro divertente, che sappia strapparmi dei sorrisi, e di solito Fanni Flagg ci riesce con le sue storie strampalate e con i suoi personaggi che sembrano delle macchiette.
Una storia dolce e divertente allo stesso tempo.
Dove si parla di antichi amori idealizzati, vecchie faide famigliari e razziali, povertà ed emarginazione, ma sempre con delle pennellate lievi, sempre con un accenno di sorriso anche gravità dell'argomento trattato.
Bellissima la copertina dell'edizione che mi è capitata, anche se non rispecchia l'immagine del paesino di Lost River che mi sono fatta.

Nella versione originale, l'uccello non è un pettirosso ma un cardinale, uccello simbolo dell'Alabama, questo fatto viene specificato all'inizio del libro da parte del traduttore e ho letto questa precisazione anche in parecchi post, non ho capito bene perché hanno cambiato l'uccello, ma trovo che non sia così importante.

Trama
Il Signor Campbell vive nella fredda e umida Chicago, e questo non aiuta i suoi problemi di salute, il suo medico gli da pochi mesi di vita dicendogli che potrebbe trovare conforto trasferendosi al Sud, in un clima caldo e asciutto, ma che la sua malattia è oramai ad uno stadio avanzato.
Gli consegna un opuscolo di un albergo a Lost River, in cui con il tono dell'imbonitore di una fiera di paese, si decantano le meraviglie del paese e le miracolose proprietà curative del clima.
Mr. Campbell decide di telefonare per prenotare, ma scopre ben presto che il prospetto che ha ricevuto è vecchissimo e che l'albergo non esiste più da tempo.
Questa sua telefonata scatenerà una serie di eventi a cui lui non riuscirà più a mettere un freno, e si ritroverà suo malgrado invischiato nelle faccende strampalate degli abitanti di Lost River.

Come un uragano


Come un uragano
Nicholas Sparks
Ed. Frassinelli
Pag. 246
****

Chi mi conosce sa che di solito non leggo il libro se ho già visto il film, ma a causa del protagonista Richard Gere, che è uno dei miei attori preferiti, non sono riuscita a resistere.
Avevo il libro li in attesa da molto tempo, ma appunto avendo visto il film e quindi conoscendo la trama, non mi decidevo mai.
Poi dopo aver letto "Accabadora" avevo bisogno di qualcosa di più leggero e mi è sembrato che lo stile di scrittura di Nicholas Sparks potesse fare al caso mio.

Questo è uno dei pochissimi casi in cui il film rispecchia fedelmente il libro, e leggerlo dopo averlo visto non ha tolto nulla.
L'ambientazione del film è favolosa, e mentre lo leggevo mi immaginavo i protagonisti in questo scenario meraviglioso.

Trama
Per fare un favore ad un'amica, Adrienne deve occuparsi dell'alberghetto sull'isola di Rodanthe per qualche giorno, proprio poco prima dell'arrivo di un uragano, ha quarant'anni e tre figli adolescenti che ha cresciuto da sola in seguito al divorzio.
Paul è un chirurgo che ha deciso di raggiungere il figlio Mark per cercare di appianare i contrasti che sono sorti fra di loro, ma prima di partire deve parlare con il marito di una sua paziente.
Chiusi nella locanda, costretti alla vicinanza, la passione divamperà tra loro con la stessa furia dell'uragano.



Avvicinare i giovani alla lettura


Ho letto un interessante articolo su come sia difficile avvicinare i giovani alla lettura anche nelle zone più discoste, credo comunque che il problema non riguardi solo certe zone geografiche, ma che sia piuttosto dovuto al fatto che oggi ci sono molte più cose da fare.
Ritengo che con la tecnologia odierna che da la possibilità di fare una marea di altre cose non sia facilissimo, ma neppure impossibile.

Sono un'assidua lettrice fin da piccolissima, il mio bisnonno, che purtroppo non ho conosciuto, aveva fondato la biblioteca della mia città e non potendo più insegnare a causa di una lieve sordità aveva passato gli ultimi anni della sua vita come bibliotecario, fino al giorno della sua morte, avvenuta a 71 anni!
Mia nonna, sua figlia, aveva la casa stracolma di libri, di tutti i tipi.
Aveva una casa grandissima e in ogni locale c'erano pile e pile di libri, li aveva letti tutti, e il suo più grande dispiacere negli ultimi anni era di non vederci abbastanza per poter leggere.
Mia madre legge fino a tarda notte, è sempre alla ricerca di un libro da leggere, e i miei zii mi dicono che fin da piccola aveva sempre un libro in mano, leggendo di nascosto la sera sotto le coperte anche quando avrebbe dovuto dormire.

Certo che essendo immersa in questa famiglia di lettori, fra cui anche il mio nonno paterno, era impossibile che non ne venissi contagiata.
Ho letto moltissimo, e mi dispiace di non essermi segnata i titoli.
Ho letto ovunque, perfino in sala parto per rilassarmi.
Ho letto di tutto, ora so cosa non mi piace ma non disdegno di lasciarmi ispirare da scrittori nuovi e nuovi generi.

Ho letto alle mie figlie fin da prima della nascita, leggendo ad alta voce quello che stavo leggendo quando ero incinta e nei primissimi mesi, per passare poi a leggere libri più adatti a loro.
Negli anni le mie figlie hanno letto a fasi alterne, a volte divorando libri altre volte ignorandoli.
C'erano momenti che le vedevo sempre con un libro in mano e altri momenti che preferivano fare tutt'altro, le ho sempre lasciate libere di seguire la voglia del momento.
Ho notato però che spesso questi momenti erano un po' collegati al docente di italiano del momento, nel senso che spesso quando avevano un docente che imponeva agli allievi un libro uguale per tutti, di solito scelto da lui, la lettura calava, e leggevano i capitoli di malavoglia solo perché dovevano farlo.
Mi ricordo con angoscia quando ero una bambina alle elementari e ci davano un libro che avremmo letto assieme durante tutto l'anno scolastico, alla fine di settembre l'avevo già letto tutto, e trascinarlo una ventina di pagine al mese fino a giugno era una tortura, penso che sia questo il motivo per cui non partecipo a letture in comune di libri, preferisco andare al mio ritmo.

Fortunatamente negli anni hanno avuto anche altri docenti, che con piccoli stratagemmi sono riusciti a far amare la lettura a diversi studenti, vorrei condividerli con voi :
  • in quarta elementare il maestro chiese ad ogni allievo di portare un libro che avevano amato particolarmente e di lasciarlo a disposizione, durante l'anno scolastico, dei compagni in una libreria all'interno della classe
  • portava gli allievi alla biblioteca centrale della scuola, siamo un paesino di montagna e le sedi non sono molto vicine, e li lasciava liberi di scegliere un libro per un mese
  • non importava che libro sceglievano, diceva che andava bene anche uno sui calciatori o sui rapaci, basta che l'argomento riuscisse a catturare il ragazzo, e che l'amore per la lettura poteva nascere anche così
  • per ogni libro dovevano fare una scheda di lettura, facendone solo un breve resoconto del libro, e non un riassunto, ma piuttosto dire perché il libro era piaciuto o no.
  • un'altra docente leggeva dei brani in classe ai ragazzi scelti da libri che a lei erano piaciuti molto, spesso erano libri divertenti, in modo che ai ragazzi venisse voglia di leggerli, è così che mi sono innamorata di Anges Browne, dopo che mia figlia si era lasciata tentare da questa maestra
  • un'altra alle superiori ha consegnato un elenco di 150 libri fra i quali scegliere durante l'anno, sulla lista grandi classici, ma anche Twilight e John Green
  • una ha consegnato all'inizio dell'anno un quadernetto ad ogni allievo, ogni settimana dà spazio a chi lo desidera di parlare di un libro che hanno molto amato, e i compagni prendono nota dei libri suggeriti che riscontrano il loro gusto, questa docente ha dato il via ad uno spaccio di libri incredibile!
Ogni anno vengono organizzate anche delle attività, che a mio parere aiutano molto la voglia di leggere:
  • la notte del racconto, in una determinata data, parecchie biblioteche, gruppi e scuole organizzano la notte del racconto, i ragazzi vengono suddivisi per età e si ritrovano in una classe, una palestra o un locale attrezzato apposta e assistono a narrazioni e letture, spesso portano il loro sacco a pelo, il loro peluche preferito e passano li la notte
  • la mostra del libro, in collaborazione con una libreria si organizza un'esposizione di libri all'interno di un aula, i ragazzi possono visitare questa mostra nelle pause e per due ore con i docenti, possono guardare i libri, leggerne dei pezzi, e possono comperarli.
  • presentazione in classe, durante due ore di lezione di italiano, una persona esterna alla scuola (una ex docente, una libraia, una mamma con la passione per la lettura, ecc.) presenterà alcuni libri e ne parlerà ai ragazzi, per esperienza dico di valutare bene chi parlerà e che libri presenterà.
E ancora:
  • alle scuole medie dove sono andate le mie figlie la biblioteca era sempre aperta durante le pause con la bibliotecaria presente, e non immaginate quanti ragazzi sciamavano in biblioteca anche solo per pochi minuti
  • la bibliotecaria della scuola superiore, mette dei post-it grandi all'interno della prima pagina e chiede ai ragazzi di scrivere due righe se hanno amato il libro
  • chiedere a genitori, scrittori, librerie, politici di donare un libro alla biblioteca della scuola
  • mettere un contenitore nell'aula e chiedere agli allievi di fare una raccolta libri, chiedendo ai parenti se hanno libri adatti allo scopo
  • portare con noi i ragazzi in libreria o in biblioteca e lasciarli liberi di scegliere, anche se un libro non riscontra il nostro gusto, non fa niente, basta che piaccia a loro
  • condividete le letture dei vostri figli, interessativi a quello che leggono, chiedete di consigliarvi un libro, vedrete con quanta passione vi parleranno di libri e non ci crederete ma si scoprono grandi scrittori anche grazie a loro!
  • Mostrategli, se lo avete, il vostro quaderno delle annotazioni e delle citazioni, se vedete che amano leggere regalategli un quadernetto speciale, magari con una dedica
  • consigliategli magari di registrare le loro letture su Anobii o altri, avranno una traccia dei libri letti fina dal'inizio
  • Lasciate che seguano le manie del momento, ai ragazzi capita di appassionarsi ad un argomento e di voler leggere tutto in proposito
NO!:
  1. non obbligateli a leggere
  2. non imponetegli libri
  3. non pressateli, magari hanno bisogno di 6 mesi per leggere 20 pagine, ognuno ha il suo ritmo
  4. non devono per forza leggere libri cartacei, se loro preferiscono la tecnologia, lasciateli liberi di scegliere
  5. non criticate le loro letture
MA SOPRATTUTTO:
Date l'esempio, se un ragazzo vi vede leggere fin da piccolo, se in casa ci sono libri, se un giro in libreria non è una cosa eccezionale ma usuale, i libri gli sembreranno una cosa normalissima, perché anche se non ci ascoltano, i nostri figli ci guardano!

venerdì 6 febbraio 2015

Accabadora


Accabadora
Michela Murgia
Ed. Einaudi
Pag. 164
****

Era da un po' che avevo in mente questo libro di Michela Murgia, ne avevo sentito parlare in facebook e da amiche, ma non so perché ne avevo preso nota ma non mi ero mai data la pena di cercarlo.
Poi durante un giro in biblioteca, dove alcuni libri della mia lista erano già fuori per il prestito, mi è capitato sotto mano, ho letto la trama ( o sintassi) e l'ho messo nel mio bottino libresco, posso prendere dieci alla volta ed è raro che non riesco a raggiugere questo limite
Di solito mi lascio prendere anche dalla copertina, e questa non mi piaceva moltissimo, ma appena ho cominciato a leggerlo, non ho più smesso.

Mi è piaciuto molto, trovo che abbia saputo raccontarci in modo magistrale la pratica del "Fillus de anima" che sono quei bambini partoriti due volte, la prima dalla vera madre e la seconda da una donna che non ha potuto avere figli, ma che se ne prende cura come se fosse suo.

Trama
La storia ruota attorno a Tzia Bonaria che prende in casa Maria, quarta figlia femmina di una vedova
Tzia Bonaria fa la sarta, ma a volte esce nel cuore della notte e non si sa dove vada. Maria non sa che Tzia Bonaria è un'accabadora, una persona che secondo le antiche usanze pratica l'eutanasia.

Ho amato molto com'è stato sviluppato il tema dell'eutanasia, tema molto spinoso, di cui spesso ognuno ha la sua idea di fondo, ma che non è solo bianco o nero, ma racchiude al suo interno una miriade di sfumature, di argomenti che possono aiutarci a consolidare la nostra convinzione, ma che la maggior parte delle volte riescono a farci vacillare, a farci capire che la verità non è mai una sola e assoluta.

martedì 3 febbraio 2015

Il veleno dell'oleandro


Il veleno dell'oleandro
Simonetta Agnello Hornby
Ed. Feltrinelli
Pag. 224
****

Ho cominciato questo libro una mattina e non sono più riuscita a staccarmene, tanto che l'ho finito in una giornata.
Ho amato molto lo stile di scrittura, come nei precedenti libri di questa brava scrittrice, e mi è piaciuta molto anche la storia, andavo avanti pagina dopo pagina dicendo fra me e me: "ancora una" e quando sono arrivata alla fine mi sono sentita molto dispiaciuta di dover averlo finito!
Ho apprezzato molto anche il finale, forse l'unico possibile.
La storia parte proprio dalla fine, per andare poi a ritroso, narrata a due voci da Mara, la figlia maggiore e da Bede, amico di Anna e del marito da tantissimi anni.
Questi due punti di vista hanno reso ancora più interessante la storia, facendomi restare sempre imparziale, avevano tutti ragione e avevano tutti torto.

Trama:
I fratelli Carpineti arrivano a Pedrara dove sorge la magnifica villa di famiglia al capezzale della Zia Anna, che sta morendo, ma non sono mossi solo dall'affetto, ognuno di loro torna a Pedrara anche per interesse, per il bisogno di scoprire il tesoro di nonna Mara, che li aiuterebbe ad uscire da situazioni economiche non proprio felici e per cercare di capire perché l'ambiguo Bede ha così tanto potere nella loro famiglia.
Mara la primogenita, è sui cinquant'anni, ha una figlia con problemi e un divorzio alle spalle, ed è una designer di scarpe.
Giulia, alle prese con l'amore per Pasquale, suo compagno, che la sfrutta e la tratta male.
Luigi, fratello di Mara e Giulia, ma figlio di Anna, in quanto il loro padre aveva sposato la sorella della moglie morta, sta vivendo un secondo matrimonio non proprio felice e sospetta che il figlio Thomas sia omosessuale.

Lo strappo nell'anima


Lo strappo nell'anima
Elena Loewenthal
Ed. Frassinelli
Pag. 168
****

Ho cominciato questo libro piena di aspettative, il primo libro che avevo letto scritto da lei era "Conta le stelle, se puoi" e quando ho trovato questo in una biblioteca dell'usato l'ho preso al volo.
L'ho cominciato subito dopo "Il veleno dell'oleandro" e penso che questo abbia aiutato a non farmi amare moltissimo il libro.

La storia è bella, quello che non ho amato molto era lo stile in cui è stata scritta, un po' ripetitivo e ingarbugliato, l'episodio della scolorina, perno centrale della storia viene ripetuto una miriade di volte.

Però mi sono sentita molto vicina a Stefania, con questo bisogno di sapere che si sente dentro, anche se non condivido la sua idea che i problemi del figlio siano dovuti a questo vuoto che lei sente dentro.
Mi sono sentita molto vicina perché anch'io sento la stessa necessità di dare una risposta ad una marea di domande che molto probabilmente rimarranno senza risposta.
Mio nonno fuggì dalla Polonia all'inizio della IIa Guerra Mondiale per andare in Francia da un fratello che lavorava li, ma fu fermato sul confine Svizzero e mandato in campo di lavoro, cosa che quasi sicuramente gli salvò la vita.
Non ha mai voluto parlare di quello che aveva vissuto prima, della sua famiglia e del suo paese, con i figli e con me non parlava nemmeno la sua lingua.
Ha sempre detto che preferiva così non per dimenticare, ma per non ricordare, e trovo che questo sia ancora più doloroso.
Il vuoto del non detto di questo "quarto" di me, mi fa sempre nascere domande su chi era, da dove veniva, cosa faceva prima di arrivare qui, come faceva a conoscere così tante lingue?
Domande che come dicevo prima rimarranno di sicuro senza risposta, perché lui non c'è più da troppi anni, e i figli sanno solo quello che lui ha voluto che sapessero.

Trama:
Il Dottor H. è un medico ebreo ungherese che per poter studiare ha lasciato la sua patria per trasferirsi in Italia.
Un suo paziente è un ufficiale nazista, che grazie alla riconoscenza che prova per il suo medico, decide di aiutarlo al momento dell'emanazione dei "provvedimenti per gli ebrei", lasciandolo entrare di notte nel suo studio per cancellare con la scolorina il suo nome e quello della sua famiglia dall'elenco romano degli ebrei, salvandolo così dal rastrellamento di Roma del 16 ottobre 1943.

Elena Loewenthal traduce in italiano i libri di Amos Oz, di David Grossman e di parecchi altri scrittori ebraici.

sabato 31 gennaio 2015

Furto di Luna


Furto di Luna
Andrea Vitali
Ed. Garzanti
Pag. 48
****

Più che un libro è un racconto lungo, ambientato come tutti gli altri romanzi di Andrea Vitali sul lago di Como, la notte dello sbarco sulla luna, il 21 luglio 1969.
Un racconto che ti tiene incollato dalla prima all'ultima pagine, lo si legge in un soffio per vedere come continua.
Anche qui troviamo i soliti personaggi di paese, gente dalle mille peculiarità, gente così simile, ma che con la loro individualità crea quel microcosmo colorato e vario che popola ognuno dei nostri piccoli paesi.

Trama
Beppe Manera, detto "Animalunga" è un ladruncolo di paese, sua moglie Venera Sbiaditi cerca sempre di proteggere l'immagine che ha inventato per il figlio Emanuele, che lo crede un eroe.
Gran frequentatore di bar, fanfarone e dalla parlantina facile, riesce ad abbindolare la gente, e farà credere al figlio di voler rubare la luna.

Lo zaino di Emma


Lo zaino di Emma
Martina Fuga
Ed. Mondadori
Pag. 144
****

Sono venuta a conoscenza di questo libro nel gruppo facebook Runningformommies, di cui faccio immeritatamente parte visto che per il momento di correre non se ne parla.
Martina invece è una mamma che correre, ed è anche la mamma di Emma, una bimba nata con la sindrome di down, ma è anche la mamma di Giulia e di Cesare.
Racconta la sua esperienza per condividerla con gli altri genitori, e si mette veramente a nudo, parlando dei suoi timori e delle sue preoccupazioni, di tutti gli iter burocratici da seguire per ogni minima cosa, ma lo fa in un modo che mi è piaciuto moltissimo, senza vittimismi e senza voler sembrare una mamma eccezionale, e dal libro traspare questa donna che è semplicemente una mamma come tante altre.

Emma ha partecipato con la sua mamma alla campagna "Dear Future Mom".

Il blog di Martina si chiama Imprevisti, sottotitolo "Fai di ogni imprevisto un'opportunità".

Mi è piaciuto moltissimo il fatto che consideri l'handicap di Emma come uno zaino che la bimba dovrà portare sulle sue spalle per tutta la vita, che per quanto tutta la famiglia cercherà sempre di alleggerire resterà appunto sulle spalle di Emma.

Mi è piaciuto molto il suo modo di scrivere e trovo che il capitolo in cui parla del marito Paolo Orlandoni, portiere dell'Inter, sia una bellissima dichiarazione d'amore.
Una frase su tutte mi ha colpito : "Hai insegnato ai nostri figli il valore del contare senza essere protagonisti, ..."

Se posso permettermi, devo dire che questa donna, mamma di una rossa, di una bruna e di un biondo mi piace molto!




Zia Antonia sapeva di menta


Zia Antonia sapeva di menta
Andrea Vitali
Ed. Garzanti
pag. 160
****

Questo è il terzo libro che leggo di Andrea Vitali, dopo aver letto "Il Segreto di Ortelia" e "Una splendida zitella" e mi piace sempre di più, penso che dei tre questo è quello che preferisco.
Leggere Vitali è un po' come tornare nella piazzetta del paese in cui siamo nati e cresciuti, gira tutto li attorno, i pettegolezzi, le piccole cattiverie di paese, ma anche l'affetto e il conforto della gente.
Mi sembra sempre di tornare a casa.

Trama:
La zia Antonia, signora molto anziana e ricoverata in casa per anziani, decide di fare uno sciopero della fame fino a quando non le verrà consegnato l'estratto del suo conto in banca.
Fanno da contorno a questa storia ironica e surreale il nipote sempliciotto Ernesto  Cervicati, il fratello Antonio con cui non si parla, l'avida moglie di Antonio, la burbera suor Speranza direttrice della casa di riposo che mi ha ricordato suor Nausicaa di Zelig e l'abitudinario dottor Aloisio Fastelli.
Riusciranno a risolvere il mistero di questa busta non consegnata dopo parecchi equivoci e malintesi.

domenica 25 gennaio 2015

Giulia, una donna fra due papi


Giulia, una donna fra due papi
Silvia Lorusso del Linz
Ed. 45°Parallelo
Pag. 212
****

Il romanzo parla di Giulia Farnese, detta "Giulia la Bella", ragazza di buona famiglia data in sposa a Orso Orsini, ma obbligata dalle lotte di potere a diventare l'amante di Rodrigo Borgia, Papa Alessandro VI.
Raccontato molto bene, si attiene alla realtà dei fatti e alle notizie degli storici, e fa luce su questa ragazza di cui si è tanto discusso e che è passata alla storia come la "Sposa Christi", essendo l'amante ostentata da un papa in carica, ma che in realtà racconta di una donna che fin da giovanissima ha dovuto sottostare ai voleri di persone più grandi di lei.
L'altro papa del titolo è il fratello Alessandro Farnese, salito al titolo pontificio con il nome di Papa Paolo III, che non ha mai esitato a sfruttare tutto ciò che poteva essergli utile, senza curarsi delle persone a cui avrebbe dovuto voler bene.

Libro letto grazie a mia figlia Lucrezia, che coltiva assieme a me la passione per la storia e le biografie.

Solo un piccolo appunto sul libro:
ad un certo punto del racconto, Giulia riceve un gioiello in regalo dal papa, e viene detto che questo gioiello fu creato apposta per lei dai rinomati orafi di Ponte Vecchio a Firenze.
Se non mi sbaglio, in quel periodo Ponte Vecchio era il mercato della carne, decisione presa nel 1442 dalle autorità cittadine per cercare di tenere più pulita la città, che confinava i beccai (macellai) sul ponte, in modo che potessero gettare scarti e avanzi nell'Arno sottostante.
Solo nel 1593, una settantina di anni dopo la morte di Giulia, Ferdinando I de' Medici, fece installare gli orafi al posto dei macellai, in quanto infastidito dai cattivi odori che arrivavano a lui tramite le finestre del Corridoio Vasariano che attraversava il ponte.

Oscar e la dama in rosa


Oscar e la dama in rosa
Eric-Emmanuel Schmitt
Ed. BUR
Pag. 110
*****

Ho terminato questo libro sorridendo fra le lacrime, ammaliata ancora una volta dallo stile di questo scrittore, incantata dalla magia che questa dama in rosa riesce a creare attorno a questo bimbo che sta morendo, condensando 100 anni di vita in dodici giorni.
Un libro da tenere, da rileggere, da consigliare.

Come per il precedente libro di questo scrittore, Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano, mi sono appuntata parecchie frasi:

"Caro Dio,
oggi ho cent'anni. Come Nonna Rosa. Dormo molto ma mi sento bene.
Ho cercato di spiegare ai miei genitori che la vita è uno strano regalo.
All'inizio lo si sopravvaluta, questo regalo: si crede di aver ricevuto la vita eterna. Dopo lo si sottovaluta, lo si trova scadente, troppo corto, si sarebbe quasi pronti a gettarlo. Infine ci si rende conto che non era un regalo, ma solo un prestito. Allora si cerca di meritarlo. Io che ho cent'anni, so di che cosa parlo. Più si invecchia, più bisogna dar prova di gusto per apprezzare la vita. Si deve diventare raffinati, artisti. Qualunque cretino può godere della vita a dieci o a vent'anni, ma a cento, quando non ci si può più muovere, bisogna avvalersi della propria intelligenza."


"La smetta con quell'espressine colpevole. Non è colpa sua se è costretto ad annunciare brutte notizie alla persone, malattie dai nomi latini e guarigioni impossibili. Deve rilassarsi, distendersi. Non è Dio Padre. Non è lei a comandare la natura. Lei è solo un riparatore. Deve rallentare, dottor Dusseldorf, diminuire la pressione e non darsi troppa importanza, altrimenti non potrà continuare a lungo con questo mestiere. Guardi già la faccia che ha."

Il mio piccolo principe


Il mio piccolo principe
Anna Gavalda
Ed. Frassinelli
pag. 214
****

La storia in se non è male, anche se penso che avrebbe potuto essere sviluppata meglio.
Ruota tutto attorno ad una notte passata in un burrone, con frequenti flashback di Billie sulla loro vita passata.
Abbastanza scorrevole, ma a tratti un po' noioso, non vedevo l'ora che qualcuno venisse a salvarli,  a tratti anche prevedibile.
Non ho amato molto lo stile in cui è stato scritto, come una conversazione fra adolescenti, forse perché pensato e scritto per loro.
Mi ha ricordato molto il libro "Gli effetti secondari dei sogni", ambientato anche questo a Parigi e che ruotava attorno alle problematiche giovanili di disagio che si possono trovare in una grande città, ma che ho amato molto di più per come era stato scritto e per quello che era riuscito a trasmettermi.

Trama da Anobii:
Evidentemente Franck e Billie non sono fatti per cantare le stesse canzoni, e in più hanno tutti i numeri per far pensare che il loro futuro non sarà roseo: fisicamente, moralmente e intellettualmente. Sono diversi dagli altri. Lui è un ragazzo troppo delicato e sensibile che ama il teatro, i libri e non tollera il gregge conformista. Lei è prorompente, chiassosa, disperatamente povera, la scuola le sembra una galera. E il gregge non la tollera. Una coppia di ragazzini improbabile e fuori dal coro…

Il gioco delle tre carte


Il gioco delle tre carte
Marco Malvaldi
Pag.
Sellerio Editore
****

Terzo libro di Malvaldi che leggo dopo "Scacco alla torre" e "La Famiglia Tortilla", mi butto anch'io con i simpatici vecchietti del bar Lume.
Non so perché ma comincio con il secondo libro, per ora ne sono usciti 5.

Trama:
Il romanzo è ambientato in una località della costa toscana, l’immaginaria Pineta.
Tutti i giorni Aldo, Pilade, Ampelio e Gino, si trovano al loro tavolo al Bar Lume, di proprietà di Massimo il barrista, come ama definirsi lui, cogliendo ogni occasione per impicciarsi dei fatti degli altri e per raccontare logorroicamente episodi del loro vissuto.
In città c'è un importante congresso di chimici e arrivano professori da tutto il mondo, ma proprio mentre si stanno svolgendo le conferenze, viene trovato morto il professor Asahara, in circostanze da chiarire.
Massimo viene interrogato in quanto si è occupato del catering dell'evento, aiutato dal Dottor Snijder, simpatico professore olandese e dai quattro impiccioni, riuscirà a risalire all'assassino.

Libro divertente, che potrei definire un giallo-commedia, con i quattro vecchietti che borbottano in toscano e che spesso più che aiutare creano impicci.

Piccolo appunto che non c'entra molto:
il mio editore preferito è Neri Pozza, ma da un po' ho cominciato ad amare questi libriccini blu della Sellerio, li trovo molto ben curati, eleganti e maneggevoli.


Marilyn non l'avrebbe mai fatto


Marilyn non l'avrebbe mai fatto
Ellen T. White
Pag. 314
Ed. Piemme
****

Libro divertente, in cui si dice che ogni donna è speciale, che ognuna di noi ha quel qualcosa in più che deve saper valorizzare per poter emergere.
L'autrice suddivide il tipo di donne in base alle caratteristiche, c'è la compagna, la rivale, la gattina, la dea e la mamma.
Per ogni tipologia di donna c'è un test, per vedere qual è la sirena che c'è in noi, poi la descrizione di donne famose che rientrano in questa categoria, trucchetti per tirare fuori il meglio delle nostre capacità e delle nostre doti e aneddoti spesso divertenti su celebrità.

Mi ha stupito scoprire diverse cose che non pensavo su personaggi famosi, e mi ha fatto capire che spesso dietro a molte persone si nasconde una facciata a noi non visibile.

Come dicevo all'inizio, libro divertente, da prendere con un pizzico di auto ironia, ma anche ricco di piccoli consigli che possono aiutarci a migliorare la nostra autostima.

Trama dal sito del editore:
Ogni donna ha una sirena nascosta dentro di sé, pronta a emergere e catturare attenzioni e sguardi. Spesso però non sappiamo come fare a valorizzare il nostro potenziale femminile. Niente di meglio dunque che attingere al capitale di saggezza di una selezione di donne affascinanti che nel tempo hanno avuto stuoli di ammiratori e di imitatrici. Greta Garbo, Marilyn Monroe, Coco Chanel, Carole Lombard e Cleopatra hanno stili seduttivi diversi, eppure sono tutte irresistibili. Ripercorrendo con verve le loro storie e quelle di altre divine, Ellen White estrapola la quintessenza della femminilità a cui ognuna si può ispirare per creare un proprio stile personale.
Un manuale divertente, delizioso e indispensabile. (Completano la carrellata alcuni personaggi femminili a cui NON ispirarsi se si tiene alla testa, vedi Anna Bolena).

Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano


Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano
Eric-Emmanuel Schmitt
pag. 123
Ed. E/O
*****

Ho questo libro da molto tempo, ma non mi decidevo mai a cominciarlo perché avevo già visto il film, che mi era piaciuto moltissimo.
Come quasi tutti i lettori, che prima leggono il libro e poi vedono il film, resto sempre delusa, perché i personaggi e i luoghi sono molto diversi da come li avevo immaginati, ma se ho già visto il film, mi sembra di togliere qualcosa alla magia del leggere, perché non devo più creare nella mia testa i personaggi e le situazioni.
In questo caso non è stato così e ho amato moltissimo questo libro, che non so se definire romanzo o racconto lungo, anche se sono riuscita a segnarmi diverse citazioni nonostante le poche pagine.

"Il tuo amore per lei è tuo. Ti appartiene. Anche se lei lo rifiuta, non lo può cambiare. Semplicemente non ne approfitta, ecco tutto. Quello che tu dai, Momo, è tuo per la vita; e quello che non dai è perduto per sempre!"

"Stando con Monsieur Ibrahim mi rendevo conto che gli ebrei, i musulmani e persino i cattolici avevano avuto un sacco di grandi uomini in comune prima di massacrarsi a vicenda. La cosa non mi riguardava, però mi faceva bene."

"Monsieur Ibrahim mi ha dotato dell'arma assoluta. Mitraglio il mondo intero con il mio sorriso. Nessuno mi tratta più come una merda."

"No, non l'autostrada, Momo. Non prendiamo l'autostrada. le autostrade, ci passi e basta, non c'è niente da vedere. Sono buone per gli imbecilli che vogliono andare il più velocemente possibile da un punto all'altro. Noi non facciamo della geometria, noi viaggiamo."

"Facevamo un sacco di giochi. Mi conduceva nei luoghi di culto con una benda sugli occhi perché indovinassi la religione dall'odore.
«Qua c'è odore di ceri, è cattolico».
«Sì, è Sant'Antonio».
«Qui c'è odore d'incenso, è ortodosso».
«Sì, è Santa Sofia».
«E qua c'è puzza di piedi, dev'essere musulmano. Bleah, c'è un fetore...».
«Cosa?! Ma è la Moschea Blu! Non ti piace un posto che odora di corpi umani? A te non puzzano mai, i piedi? Ti disgusta un luogo di preghiera che odora di uomo, che è fatto per gli uomini, con gli uomini dentro? Hai proprio delle idee parigine, tu! A me, questo profumo di pantofole mi rassicura. Mi fa pensare che non valgo più dei miei simili. Mi sento col naso, sento noi col naso, e quindi mi sento già meglio!»"


"O-oh, Momo, siamo tra i ricchi: guarda, ci sono dei cassonetti."
"E allora?"
"Quando vuoi sapere se il posto dove ti trovi é ricco o povero, guarda la spazzatura. Se non vedi immondizia né pattumiere, vuol dire che é molto ricco. Se vedi pattumiere ma non immondizia, é ricco. Se l'immondizia é accanto alle pattumiere, non é né ricco né povero: è turistico. Se vedi l'immondizia e non le pattumiere, é povero. E se c'é la gente che abita in mezzo ai rifiuti, vuol dire che é molto, molto povero. Qui sono ricchi."
"Beh, siamo in Svizzera!"


Trama da Anobii:
Il breve intreccio di strade di un popolare quartiere parigino annovera vie che hanno il sapore delle favole: Rue Bleue, Rue de Paradis. Il quartiere dove abita l'adolescente Mose detto Momo, è pieno di vita e di luce, percorso da un'animazione popolare colorita e gaia, proprio l'opposto dell'appartamento in cui Momo vive con un padre, perennemente immerso nella penombra, eccettuato per il cono di luce serale che avvolge l'avvocato, senza affari e senza moglie, intento a leggere uno dei ponderosi volumi. Nonostante l'atmosfera pesante di una casa dalla quale l'amore sembra fuggito, Momo è un ragazzo dallo spirito aperto e curioso, ferito dalle accuse del padre e dalla sua indifferenza ma capace di reagire con una serie di spensierate trasgressioni.



venerdì 9 gennaio 2015

Tutte le mie preghiere guardano verso ovest


Tutte le mie preghiere guardano verso ovest
Paolo Cognetti
pag. 108
Ed. EDT
****

Ho scelto questo libro principalmente per la categoria viaggi della sfida di lettura LeggiAmo 2015, così a scatola chiusa in quanto non ho mai letto niente di questo scrittore, e mi è piaciuto moltissimo.
Il libro è piccino, non molte pagine, ma ho voluto gustarmele, assaporarmele.
Racconta la città di New York vista attraverso i suoi piatti, che qui, più che altrove, offre il maggior numero di cucine etniche.

Fa parte della collana "Allacarta" che citando il risvolto di copertina è una collana in cui grandi scrittori contemporanei raccontano le grandi città del mondo attraverso il cibo. Ogni viaggio, una storia. Ogni storia, un piatto.

Di questa collana avevo già letto "La famiglia Tortilla", che avevo scelto sia perché mi piace Malvaldi, sia perché Barcellona è una delle città che mi piacerebbe maggiormente visitare.
Come dicevo sopra non conosco Paolo Cognetti e per quanto mi piacerebbe visitare New York, non rientra fra le mie top ten.
Ma mi sono ritrovata a passeggiare con lui per le strade, a girare in bicicletta, a guardare fuori dai bus, a prendere la metropolitana, a salire su un traghetto, tutto per visitare questa città che è diventata così popolosa nel giro di trecento anni, quasi sempre in un itinerario gastronomico scelto non in base a stelle od altro, ma in base alle sensazioni personali dello scrittore.
A volte il viaggio è stato anche fra le persone di varie etnie che compongono la città, con la compagnia fissa di alcuni amici degni dello stereotipo da film.
Mi è piaciuto molto anche il fatto che nonostante lui conosca bene la città, ci siano ancora molte cose che riescono a sorprendo, come riuscirebbero a sorprendere qualsiasi persona che la visiterebbe per la prima volta.

Alla fine del libro c'è una serie di indirizzi golosi, ma Cognetti avverte che durante la vostra prossima visita potreste non trovarli, perché la città cambia in modo quasi perpetuo e non sta mai ferma.

Ho amato molto il paragrafo in cui immaginava di cucinare per il giorno del Ringraziamento :
"Comunque il menu del Ringraziamento l'ho studiato con cura: avevo già accarezzato l'idea di soffriggere sedano e carote nel burro, scioglierci dentro castagne bollite e mollica di pane, aggiungere timo e maggiorana e farcire con questo composto un tacchino di almeno dieci chili.
Avevo fantasticato di massaggiarlo con sale e pepe, strofinarlo con il limone,  infornarlo tra fette di mela e bagnarlo con il  vino bianco."
Trovo che sia poesia e amore per la cucina.

Mi sono piaciute anche le seguenti frasi:
"Ci sono luoghi di New York che si oppongono ai cambiamenti come i sassi in mezzo al fiume"

"...anche seduti a tavola non bisognerebbe mai smettere di andare" (parlando dei diner, carrozze ristorante)

"A New York gli orti scompaiono nei momenti di benessere e ricompaiono con le crisi"

(I pescatori) "Indossano berretti di lana e sudici giacconi imbottiti. Ogni tanto recuperano la lenza e la gettano di nuovo al largo, poi appoggiano la canna alla ringhiera, si accendono una sigaretta, la fumano osservando i gabbiani e le acque oleose dell'East River. Come tutti i pescatori hanno l'aria di aspettare qualcuno che non torna, o la barca che doveva passare a prenderli e non è mai arrivata."

Qui potete trovare il suo blog personale, mentre qui parla di questo libro.

domenica 4 gennaio 2015

Un albero cresce a Brooklin



Nel 2011 ho letto "Un albero cresce a Brooklyn" di Betty Smith.
Mi sembra di non averne mai parlato nel blog, non so perché visto che mi è piaciuto moltissimo.
Ieri sera mentre curiosavo nelle liste di una sfida di lettura, ho visto che in parecchi l'hanno inserito nella loro lista e mi è tornato in mente.

Avete presente quando un libro vi chiama in 1000 modi?
Michele Fazioli, divulgatore di libri come ama definirsi, ne parla un paio di volte nel suo programma, mia mamma dice che è uno dei libri più belli che abbia mai letto, nella libreria dove vado sempre é li in bella vista, un giornale ne fa la recensione, ...
Incredibile se pensate che è un libro che è stato scritto nel 1943 e ambientato nel 1912.
L'ho amato dalla prima all'ultima pagina.
Ho amato questa bambina che decide di andare alla biblioteca e vuole leggere tutti i libri che vi sono conservati, comincia dal primo libro, quello di un autore con la A e prosegue decisa ad arrivare fino all'ultimo volume con l'autore con la lettera Z.

Trama da qui.
È l’estate del 1912 a Brooklyn. I raggi obliqui del sole illuminano il cortile della casa dove abita Francie Nolan, riscaldano la vecchia palizzata consunta e le chiome dell’albero che, come grandi ombrelli verdi, riparano la dimora dei Nolan. Alcuni a Brooklyn lo chiamano l’Albero del Paradiso perché è l’unica pianta che germogli sul cemento e cresca rigoglioso nei quartieri popolari. Quando nuovi stranieri poveri arrivano a Brooklyn e, in un cortile di vecchie e tranquille case di pietra rossa, i materassi di piume fanno la loro comparsa sui davanzali delle finestre, si può essere certi che lì, dal cemento, sbucherà prima o poi un Albero del Paradiso.
Francie, seduta sulla scala antincendio, lo guarda contenta, poiché oggi è sabato, ed è un bel giorno a Brooklyn. Il sabato gli uomini ricevono la paga e possono andare a bere e azzuffarsi in santa pace. Il sabato lei, bambina irlandese di undici anni, come tutti i bambini del suo quartiere, fa un salto dallo straccivendolo. Insieme a suo fratello Neeley, Francie raccoglie pezzi di stagnola che si trovano nei pacchetti di sigarette e nelle gomme da masticare, stracci, carta, pezzi di metallo e li vende in cambio di qualche cent.
Coi suoi coetanei con i calzoni lunghi e i berretti con la visiera, le mani in tasca, le spalle curve, i capelli così corti da lasciare scoperto il cuoio capelluto, Francie se ne andrà tra un po’ a zonzo per Brooklyn. Attraverserà prima Manhattan Avenue, e poi Johnson Avenue, dove si sono stabiliti gli italiani, e infine il quartiere ebraico fino a Broadway, dove guarderà eccitata i piccoli carretti che riempiono la strada, gli uomini barbuti con gli zucchetti di alpaca, i vestiti orientali dai colori vivaci posti ad asciugare sulle scale antincendio e i bambini seminudi che giocano in mezzo ai rigagnoli.
Poi tornerà a casa, dove forse troverà sua madre, rientrata dal lavoro. Lungo il tragitto forse qualcuno le ricorderà che è un peccato che una donna così graziosa come sua madre, ventinove anni, capelli neri e occhi scuri, debba lavare i pavimenti per mantenere lei e gli altri piccoli Nolan.
Qualcun altro magari le parlerà di Johnny, suo padre, il ragazzo più bello e più attaccato alla bottiglia del vicinato, qualcuno infine le sussurrerà mezze parole sull’allegro comportamento di sua zia Sissy con gli uomini.
Francie ascolterà e ogni parola sarà per lei una pugnalata al cuore, ma troverà, come sempre, la forza per reagire, poiché lei è una bambina destinata a diventare una donna sensibile e vera, forte come l’albero che, stretto fra il cemento di Brooklyn, alza rami sempre più alti al cielo.
Nominato dalla New York Public Library come uno dei grandi libri del secolo appena trascorso, Un albero cresce a Brooklyn è una magnifica storia di miseria e riscatto, di sofferenza ed emancipazione di bruciante attualità.


Betty Smith, pseudonimo di Sophina Elisabeth Werner, nasce nel 1896 a Brooklyn da genitori figli di immigrati tedeschi. Scrittrice soprattutto di teatro, nel 1943 pubblica Un albero cresce a Brooklyn, cui seguiranno Tomorrow will be better (1947), Maggie-Now (1958) e Joy in the morning (1963). Muore nel 1972.

Questo é uno degli unici cinque libri a cui ho dato cinque stelline su Anobii.
Gli altri sono :
La cattedrale del mare
Mille splendidi soli
Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano di Eric-Emmanuel Schmitt
Oscar e la Dama in rosa di Eric-Emmanuel Schmitt

Che poi queste stelline a volte sono difficili da dare, mannaggia!
Ci sono i capolavori, quelli che ti rapiscono e che non riesci a staccarti fino all'ultima pagina, e che quando li hai finiti, un po' ti dispiace, vorresti che continuassero.
E qui é facile dare 5 stelline.
Tutti quelli che mi piacciono ne ricevono 4 di stelle, e sono la maggior parte, anche se alcuni meriterebbero di più ma non sono da cinque stelle, mentre per altri la quarta stellina é regalata,  ma su Anobii quelli a tre stelle sono considerati così così e mi dispiace mettere in questa categoria dei libri che comunque mi sono piaciuti.
Nella categoria a tre stelle metto quelli che mi sono piaciuti poco, o che mi hanno annoiato o che facevo un po' fatica a continuare, anche se a volte ce ne sono di quelli a tre stelle e mezza e di quelli a tre stella scarsa.
In quella a due stelle metto quelli che considero "na' palla", che non consiglierei.
In quelli a una stella metto i libri "agonia" che ho fatto una fatica immane a finire o che non sono riuscita a finire.
Rileggendo i miei giudizi su Anobii mi sono resa conto di due cose :
  1. spesso il giudizio che darei oggi, dopo aver lasciato "decantare" il libro, non sempre coincide con il giudizio che avevo dato appena finito di leggere.
  2. Quasi sempre leggendo le altre critiche, per ogni libro c'é una differenza enorme fra i giudizi, lo stesso libro che da molti viene osannato, da parecchi altri viene invece visto come uno scempio della letteratura, e viceversa.
E voi come vi regolate con l'assegnazione delle stelline, o con i gradimenti, se ne date?