sabato 25 gennaio 2020

La donna é un'isola



La donna é un'isola
Audur Ava Olafsottir
pag. 272
Ed. Einaudi
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Avevo letto della stessa scrittrice "Rosa candida" e mi era piaciuto moltissimo, e come avevo scritto nella brevissima recensione, mi aveva fatto venir voglia di leggere altri libri sull'Islanda.

Poi, si sa, i libri che vogliamo leggere sono molti, il tempo scarseggia, e io da parte mia da alcuni anni sto cercando di ampliare i miei orizzonti libreschi.

Ma poi succede che come in un allineamento dei pianeti, accadono delle piccole cose che prese individualmente non voglio dire nulla, ma lette tutte assieme portano nel subconscio qualcosa di non dimenticato, ma solo di parcheggiato li in attesa che venisse di nuovo a galla, evocando nella nostra mente il piacere che abbiamo provato nel fare una determinata cosa, e la voglia di provare nuovamente la stessa sensazione.

Capita che nella biblioroulotte parcheggiata a due passi da casa, prendo al volo un libro piccolo, non voluminoso, ma che si presta bene alla fatica che provavo nel leggere alcuni mesi fa e che di sicuro mi impediva di affrontare libri corposi e complessi.
Il libro é "L'angelo di neve " di Ragnar Jonasson, guarda caso ambientato in Islanda.
Per caso ne parlo con una mia carissima amica, in compagnia di suo figlio che la prende bonariamente in giro per la sua passione per questo scrittore, e ci diciamo di come sarebbe bello trasferirci in Islanda.
In tutte le libreria fa bella mostra di se "Miss Islanda" di Audur Ava Olafsdottir, altro piccolo segno.
Mentre sono a spasso nel bosco, incontro una coppia di cugini di mio papà, facciamo un tratto di strada assieme parlando di libri, parliamo di vari scrittori, poi entrambi mi consigliano questa scrittrice, invitandomi a passare da loro per prenderli in prestito.
Mentre riconsegno alcuni libri in biblioteca, c'é esposto un altro suo libro "Hotel Silence", inutile dire che mi fiondo alla lettera O dello scaffale letteratura tradotta per dare un occhiata, consapevole che non sarà solo un'occhiata e rimanendo profondamente delusa perché non ce n'é nemmeno uno, grazie alla gentilezza del bibliotecario ho scoperto che sono classati sotto la lettera AU, cosa che mi lascia parecchio perplessa e che non ho ancora approfondite, ma che terrò presente settimana prossima quando andrò a riconsegnare.
Di ritorno dalla biblioteca, sul bus, chiacchiero con Cristiano, grande lettore che sa sempre darmi delle ottime dritte, e scopre che anche lui sta leggendo la stessa scrittrice.

Ha nutrito la mia voglia di Islanda, ma non l'ha saziata, anzi mi ha fatto venir voglia di continuare a leggere libri ambientati in questa isola.

Ho inserito questo libro al numero 15. della mia sfida personale sotto la voce "un libro in cui mi rispecchio nella protagonista" perché l'ho trovata molto affine a me, dalla passione per le lingue alla voglia di conoscere all'impulsività, ma anche per il corso lievemente parallelo vissuto da lei che assomiglia un po' alla situazione che sto attraversando o che mi sto lasciando alle spalle.

Trama dal sito dell'editore (Einaudi)
Prendete una pianista incinta di due gemelle, un bambino un po' geniale e una poliglotta che fa cose strane. Mescolateli con un marito desideroso di paternità, un veterinario che gira con un falcone in gabbia e un uomo misterioso che conosce il linguaggio dei segni. Farcite con tre pesci rossi, una vincita alla lotteria e un viaggio lungo le coste di un'isola di sabbia nera. Cuocete a fuoco vivo. Il risultato è un nutrimento delizioso e genuino: una storia delicata - insieme allegra, dolorosa e ironica - che ti entra nel cuore e nella testa e non se ne va più via.

2/2020
Sfida personale
15. un libro in cui mi rispecchio nella protagonista

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