giovedì 10 giugno 2021

L'acqua del lago non é mai dolce

L'acqua del lago non é mai dolce
Giulia Caminito
Ed. Bompiani
pag. 304
****

A volte ho delle idee, che in origine sembrano belle idee, ma poi non riesco ad attuarle.
Ogni anno, quando viene eletto il premio Strega, leggo una mare di post, di gente che é pienamente in accordo o in disaccordo con la scelta della giuria.
Visto il parecchio tempo a disposizione, fatto smentito quasi subito dall'improvviso aumento del lavoro, ho deciso che avrei letto i dodici finalisti del premio Strega 2021.
Avevo già letto "Borgo Sud" di Donatella di Pietrantonio, me ne mancavano solo undici...

Che dire? Questo libro ha rallentato molto le mie letture, l'ho trovato slegato, con dentro un po' di tutto, ho fatto fatica a leggerlo, ovunque vedevo altri lettori che l'avevano amato moltissimo e io mi arenavo.
Penso che il libro in se non sia male, ma che abbia un po' pagato le mie letture precedenti.
Mi spiego meglio, quando l'ho cominciato, mi sono detta "ecco, dopo i due libri precedenti, finalmente un libro dove gli adolescenti sono adolescenti come gli adolescenti che conosco io" non assassini annoiati e fatti come nel libro "La città dei vivi" e non come i bambini con una curiosità sessuale precoce di "Dei bambini non si sa niente".
Mi sbagliavo, forse vivo in una realtà troppo circostritta, o forse non conosco la realtà odierna degli adolescenti, ma parecchie cose mi hanno lasciata basita.
Mi ha comunque colpita molto la situazione in cui parecchie famiglie meno abbienti devono affrontare per stare a galla, dagli alloggi fatiscenti, al lavoro nero, alla difficoltà di trovare ogni giorno il modo per poter tirare avanti.

Sono arrivata alla fine del libro, ho dato quattro stelle comunque, perché l'ho letto, mi é piaciuto abbastanza, ma non penso che sarà uno dei libri con cui tedierò i miei amici lettori.
 
Per adesso la mia classifica del premio Strega é la seguente:
1. Borgo Sud di Donatella di Pietrantonio
2.  L'acqua del lago non é mai dolce

19/2021

lunedì 10 maggio 2021

Il valore affettivo

 
 
Il valore affettivo
Nicoletta Verna
Ed. Einaudi
pag. 304
****


Durante il primo lockdown mi sono ritrovata per la prima volta in vita mia ad aver parecchio tempo libero, ho penasto che avrei letto il triplo, visto che in periodi normali riesco a leggere nei ritagli di tempo, e invece no, ho cambiato un po' il modo di leggere, ho letto tanto, questo si, ma ho letto in modo diverso.
Se prima mi dedicavo a letture un po' tutte simili fra di loro, concentravo il tempo sui miei scrittori preferiti, durante questa pausa forzata, ho diversificato molto, mi sono iscritta a diversi gruppi di lettura, ho conosciuto scrittori che non avrei mai approcciato, ho spaziato fra i generi.

Questo libro l'ho letto con il gruppo di lettura su instagram #ioleggoeinaudi e quasi tutte le volte, la lettura del mese mi ha portato fuori dal mio raggio d'azione letterario.
Sono sincera, non avrei mai scelto questo libro, ma perché leggendo il riassunto, mi ero immaginata altro.
Mi é piaciuto, l'ho trovato bello, profondo e scorrevole.

Da una parte abbiamo Bianca, che é cresciuta nell'ombra di Stella, restando sempre un po' in secondo piano, vivendo di luce riflessa, fino a quando durante l'adolescenza Stella muore, si scopre solo verso la fine del libro in che modo.
Dopo la morte di Stella, cominciano i problemi in famiglia e Bianca continua a vivere nell'ombra del ricordo della sorella, trincerandosi dietro ad un senso di colpa che la porta ad avere varie ossessioni.

Ho trovato la vita di Bianca molto sottotono, nonostante l'agiatezza datale dalla sua situazione sentimentale, sempre alla ricerca di qualcosa che le avrebbe permesso di riavere Stella.

Questo libro mi ha lasciato parecchi spunti di riflessione sul dopo, su quello che succede a chi sopravvive, dopo  una tragedia, dopo la morte di una persona cara.
Ovviamente non siamo tutti uguali nell'assimilare una perdita, in ognuno innesca una reazione diversa, ma penso che il punto comune sia che dopo un fatto del genere ci sia un prima e un dopo, una sorta di giorno zero, il prima della perdita e il dopo.
Il come continuare spesso non é una questione di scelte, ma di come ogni singola persona riesce ad affrontare e ad eleborare il lutto.

18/2021

lunedì 3 maggio 2021

Dei bambini non si sa niente

Dei bambini non si sa niente
Simona Vinci
ed. Einaudi
pag. 167
****
 
Ho letto questo libro subito dopo "la città dei vivi" e forse era meglio se avessi letto nel mezzo un libro più leggero.
Non posso dire che non mi sia piaciuto, ma ho trovato poco credibile l'escalation di curiosità riguardo al sesso e la conseguente voglia di provare cose sempre più nuove e più audaci, sia da parte del ragazzo "grande" del gruppo che ha 15 anni, ma soprattutto dei tre bambini di 10 anni.
Non dico il finale per non anticipare la trama, ma mi ha lasciato parecchie perplessità e domande.
Principalmente mi sono chiesta "e poi cosa  é successo, quale sono le conseguenze che hanno dovuto affrontare?"
Di sicuro non é libro da leggere a cuore leggero e mi ha lasciato un po' di amaro in bocca.
Non so quale sia stato l'intento della scrittrice, ho letto che al momento della pubblicazione é stato un libro molto discusso, e capisco facilmente perché.
Mi riservo di andare a cercare interviste o altro che possano farmi capire meglio il senso della storia.

Trama dal sito dell'editore
Una bambina di dieci anni canta, in grembiule azzurro e anfibi rossi, davanti a un mare di grano. È Martina, che non fa domande, che cerca di capire con gli occhi. E attraverso il suo sguardo, che vede il mondo con lo stupore assorto, un po’ imbambolato, dei grandi saggi, il lettore entra nel racconto perfetto di un mistero. Alla fine dell’anno scolastico, nel tempo breve e infinito di un’estate, tra i campi gialli e verdi di Granarolo dell’Emilia, lontano dallo sguardo degli adulti, un gruppo di bambini si esercita in giochi proibiti sempre piú estremi. Buono e cattivo, gioia dolore e schifo, e anche l’orrore, ci sono, semplicemente. Attraverso il punto di vista di Martina, Matteo, Luca e Mirko, il ragazzo piú grande, quindici anni, il capo del gruppo. L’esordio, di straordinaria maturità, di una scrittrice che, riallacciandosi a Marguerite Duras e Ian McEwan, sa raccontare l’universo dei bambini e quasi adolescenti tra innocenza e corruzione, tra giochi odori cose familiari e certezze spensierate di una volta, il rock acido dei Soundgarden e la scoperta del sesso, del corpo, e di come sia inevitabile e spaventoso crescere.

17/2021

sabato 1 maggio 2021

Il basilico di Palazzo Galletti

Il Basilico di Palazzo Galletti
Giuseppina Torregrossa
pag. 256
ed. Mondadori
****
04/2019

Come si sceglie un libro? Ma poi siamo proprio sicuri di essere noi a scegliere un libro?
Non é che magari é proprio il libro in questione che ci chiama, che ci manda messaggi?
Io sono sempre più convinta che il libro di cui abbiamo bisogno ci capiti nel momento giusto.
Avevo visto questo libro in libreria in diverse occasioni, ero attratta dalla copertina, ho letto la trama, sembrava interessante.
Ma come ogni volta che entro in libreria, mi devo dare un freno, prendo nota di parecchi titoli che poi cercherò nella fornitissima biblioteca cantonale di Lugano e mi concedo solo un libro, e non era mai il momento.

Poi come tutti gli anni, un gruppo di amici verso maggio fa un giro in Sicilia in moto, alcuni di loro me ne parlano già da settimane prima con un tono di aspettativa che mi fa venir voglia di partire, se non fosse per il piccolo particolare che ho una paura tremenda ad andare in moto, e che comunque é una vacanza di soli colleghi di lavoro.
I giorni che precedono la partenza, la loro, riescono a trasmettere un'allegria da giorno prima delle vacanze anche a me che rimango qui a lavorare, a un paio di loro chiedo di pubblicare fotografie e aggiornamenti così che possa virtualmente gustarmi il viaggio.

Comincia così la mia settimana siciliana vissuta a Lugano, con tanto pesce, pesto alla trapanese, visite a quel negozio sotto la Cattedrale di Lugano che vende cannoli.
Ed é in questo momento che mi viene in mente il libro "Il basilico di palazzo Galfetti".
Vado in libreria e lo prendo, ed é stata la scelta perfetta!
Fin dalle prime pagine sono stata catapultata nel calore delle persone, nel caos della città e nei profumi della Sicilia.
Non importa se questo non é il suo primo libro, non importa se questo fa parte di una serie e mi sa che ho cominciato dal secondo, posso solo dire che mi é piaciuto moltissimo.
L'idea di avere ancora diversi libri suoi da leggere mi riempie di gioia e di aspettativa, tanto quanto il viaggio in Sicilia che sono sicura farò.

La trama la rubo qui:
L'estate avvampa a Palermo, la terra è arida e i bacini a secco. Dai rubinetti, come sempre in agosto, l'acqua scende appena, sui marciapiedi l'immondizia fermenta rendendo l'aria irrespirabile, e a nulla servono preghiere e invocazioni a santa Rosalia affinché faccia piovere. I poveri si muovono nei bassi come fantasmi nella polvere, i più abbienti hanno già lasciato i quartieri alti per le loro ville al mare. Nell'attesa della festa in onore della patrona della città, Marò, da poco promossa a capo del gruppo "antifemminicidio", porta avanti con riluttanza una nuova complessa indagine su un omicidio avvenuto il giorno di Ferragosto. Non attraversa un periodo felice, la commissaria. La promozione, anziché gratificarla, l'ha resa insicura, come non si sentisse all'altezza di quella nuova responsabilità - e in cuor suo desidera smettere "la pesante divisa da poliziotta, per vestire i panni più leggeri della cuciniera" -; la turbolenta relazione con Sasà, sempre più intrattabile da quando il questore l'ha spedito in un sonnacchioso commissariato dove nulla funziona e nulla accade, pare volgere al tramonto fra risentimenti, incomprensioni e défaillance sessuali. Gli anni passano veloci, troppo, e forse quell'uomo bizzoso, un tantino rozzo e grossolano, è l'ultima possibilità che le rimane di crearsi una famiglia. È per questo, perché la sua vita è a un punto morto, che Marò avrebbe preferito non occuparsi del caso? Intanto l'indagine, inaspettatamente, le sta mettendo sotto il naso man mano elementi che sembrano avere bizzarre implicazioni con la sua vita privata. Quale svolta l'attende in fondo a questa estate "che non lascia presagire nulla di buono"?

La città dei vivi

La città dei vivi
Nicola Lagioia
Ed. Einaudi
pag. 472

Questo libro si basa su una storia di cronaca realmente accaduta nel 2015 a Roma, premetto che non guardo mai la televisione e non mi ricordo molto della vicenda.
Il libro é stato scelto nel gruppo di lettura #ioleggoeinaudi, un gruppo che come dicevo in un post precedente mi sprona a leggere libri che sono solitamente al di fuori della mia zona abituale di lettura.

Non so se per l'argomento trattato, o perché é una storia vera  o se come ho detto all'interno del gruppo, lo stile di scrittura mi faceva pensare di essere direttamente coinvolta con il caso, ma ho fatto davvero fatica a leggerlo.
Complice anche un mese di lavoro molto impegnativo e altre letture in corso, potevo ritagliarmi un po' di tempo al mattino appena alzata o la sera prima di dormire, e in entrambi i casi ho trovato gravoso cominciare o finire la giornata dedicandomi a questa lettura.
Sono riuscita a finirlo entro fine mese data prevista per la discussione a cui non ho partecipato perché ho finito tardi e in cui era presente anche l'autore, ma sono riuscita a finirlo perché non vedevo l'ora di passare ad altro.

Veramente ben scritto, credo che Nicola Lagioia sia riuscito a trasmettermi un'angoscia necessaria, spesso leggiamo di fatti di cronaca come se niente fosse, ne leggiamo talmente tanti che uno assomiglia all'altro.
Leggerlo in questo modo mi ha fatto riflettere moltissimo sulle famiglie coinvolte, in primo luogo alla famiglia di Luca, la vittima, ma anche alle famiglie dei due ragazzi che l'hanno ucciso.
Ragazzi che principalmente incolpano il loro vissuto che li ha portati ad avere problemi che sono poi sfociati nell'atto tremendo che hanno commesso, senza considerare minimamente che parecchie persone vivono disagi simili o hanno subito traumi peggiori e che non pensano in nessun modo di accanirsi su altre persone.
La cosa che mi lascia perplessa é che tutti gli amici che sono stati interpellati non avrebbero mai pensato che Manuel e Marco avrebbero potuto fare quello che hanno fatto.
Conosciamo davvero chi ci sta vicino?
Mi ha ricordato un po' il libro "Solo un ragazzo".

Mi é piaciuto che il libro sia partito dal momento in cui Manuel lo racconta al padre
Una famiglia come tante, si trova per andare al funerale di uno zio, triste per questo motivo, ma solidale nel darsi reciproco conforto, un momento prima di precipitare nel baratro la vita sembra scorrere sui binari della normalità, ma basta una frase pronunciata, non si sa se per ferire il padre o per il bisogno di sputare fuori l'orrore che si tiene dentro e la vita di tutta la famiglia cambia drasticamente.

Ho scritto questa mia recensione a caldo, appena finito il libro, ma di sicuro nei prossimi giorni continuerò a pensarci su, non credo che questa vicenda mi abbandonerà molto presto.

15/2021
Sfida personale 78. L

Ho imparato a prestare più attenzione a quello che leggo, dietro a un fatto di cronaca c'é sempre una famiglia, a volte inconsapevole e molto spesso non responsabile di quello che altri compiono.

lunedì 8 marzo 2021

Il peso della farfalla

Il peso della farfalla
Erri De Luca
Ed. Feltrinelli
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Ho trovato questo libro breve in una cabina telefonica convertita in biblioteca gratuita e l'ho preso al volo.
Ho in lettura libri un po' impegnativi e questo mi sembrava il libro giusto per alleggerire un po'.
Non é stato così, in un primo momento mi é sembrata una storia normale, ma mi ha scavato dentro e mi ha lasciato diversi pensieri.
Una storia sulla solitudine come scelta individuale, sulla gerarchia fra i camosci, sul rispetto fra uomo e animale.
Mi é sembrato di rivivere le stesse sensazioni e lo stesso amore per la montagna che avevo percepito nel libro di Paolo Cognetti "Le otto montagne", una voglia di sedersi al margine del bosco a rilassarsi, a rigenerarsi e a fare pace con se stessi.

Questo é il secondo libro che leggo di Erri De Luca, e prima di scrivere questo breve post, sono andata a rileggermi quello che avevo scritto su "Storia di Irene".
Posso affermare con sicurezza che oggi, il mio post su quel libro sarebbe molto diverso, perché nonostante quello che avevo scritto, ancora oggi a distanza di 6 anni, é un libro che ricordo con piacere e a cui ripenso.
Penso che non mi fermerò qui con questo scrittore.

Trama dal sito dell'editore:
Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. È novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l’odore dell’uomo, dell’assassino di sua madre.
Anche l’uomo, quell’uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell’uomo porta, impropriamente, il nome di ‟re dei camosci” per quanti ne ha uccisi. Possiede una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non ha mai lasciato la bestia ferita, l’ha sempre abbattuta con un solo colpo. Erri De Luca spia l’imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli. Lo fa entrando in due solitudini diverse: quella del grande camoscio fermo sotto l’immensa e protettiva volta del cielo e quella del cacciatore, del ladro di bestiame, che non ha mai avuto una vera storia da raccontare per rapire l’attenzione delle donne, per vincere la sua battaglia con gli altri uomini. ‟In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove,” dice De Luca. E qui si racconta, per l’appunto, di questi due animali che si fronteggiano da una distanza sempre meno sensibile, fino alla pietà di un abbraccio mortale. ‟La montagna nasconde, ha vicoli, soffitte, sotterranei, come la città dei suoi anni più violenti, ma più segreti.


5/2021
Sfida personale 132. Un libro che parli di natura

Ho imparato che anche in poche pagine si possono trasmettere forti emozioni.

domenica 7 marzo 2021

Solo un ragazzo

Solo un ragazzo
Elena Varvello
Einaudi
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Ho trascorso un bellissimo anno in compagnia di un gruppo di lettori conosciuto su Instagram, #ioleggoeinaudi.
Abbiamo cominciato a febbraio dell'anno scorso con "Le follie di Brooklyn" di Paul Auster, per me una rilettura, cosa che non faccio praticamente mai, e mi ha permesso di capire più a fondo il libro tramite il parere o l'interpretazione degli altri.
Il gruppo é cresciuto sempre più e abbiamo iniziato anche quest'anno una nuova sfida, che si prospetta molto interessante e che so già mi farà leggere autori a cui non avevo pensato, e che spesso sono diventati fonte di nuove ispirazioni.

Il libro che avevamo scelto per gennaio é "Solo un ragazzo" di Elena Varvello, un libro che ho letto volentieri, ma che mi ha lasciato parecchie perplessità.
Mi é piaciuta molto la prima parte, dove, a parere mio viene raccontata la storia, non mi sono piaciuti molti le altre due parti, mi é sembrato che fossero delle aggiunte per raggiungere un numero più cospicuo di pagine, o che comunque avrebbero potuto essere inserite nella prima parte.
Ho avuto l'impressione che sia stato messo un po' di tutto, dall'omosessualità, al tradimento alle dipendenze, ma che i personaggi e i rispettivi caratteri venissero poco tratteggiati.

La maggior parte del gruppo ha partecipato ad un incontro online con la scrittrice, e ha avuto modo di esporre dubbi e ricevere risposte su quello che voleva dire o come interpretare certe cose.
Non ho partecipato all'incontro per motivi di lavoro, ma reputo comunque che i contatti con gli scrittori siano eventi rari e fortunati, che  forse sarebbe meglio che si riuscisse ad evincere dalla lettura quello che c'é da capire.

Ho aspettato un mese per fare questa recensione, un po' perché sono sempre in ritardo, un po' perché volevo lasciar decantare la storia, vedere se le sensazioni che provavo appena letto il libro sarebbero cambiate.
Per ora non é così, penso che lo rileggerò, per cercare di capire la storia in modo diverso.

4/2021
Sfida personale 78. V

Ho imparato che a volte bisogna prendere le distanze, vedere le cose da un'altra prospettiva, e magari approcciarsi di nuovo in un secondo tempo per poterle capire totalmente.

lunedì 1 marzo 2021

Martin Eden

Martin Eden
Jack London
ed. Feltrinelli
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Ho cominciato a leggere Martin Eden con un gruppo di lettura di Instagram.
Non conoscevo questo libro, ma avevo già letto da ragazzina "Il richiamo della foresta" e "Zanna bianca" dello stesso scrittore.
Il libro mi ha preso subito dalle prime pagine e devo dire che ho fatto parecchia fatica a rispettare il limite dei capitoli che ci siamo autoimposte, avrei voluto poterlo divorare, non vedevo l'ora di scoprire cosa sarebbe successo a Martin e Ruth.

Nel gruppo hanno trovato antipatica Ruth, ma io penso che il suo modo di agire e di pensare é dovuto a come lei é stata cresciuta.
Abbiamo tutte adorato Martin, la sua voglia di studiare, di migliorare, di potersi evolvere.
E' stato molto piacevole trovarci ogni settimana a dare il nostro parere, e devo dire che in più di un'occasione mi é capitato di notare sfumature che non avevo colto.

Trama dal sito dell'editore:
Martin Eden, un giovane marinaio di Oackland, salva la vita a un ragazzotto della buona borghesia di San Francisco, Arthur Morse. Per ringraziarlo, questi lo presenta alla famiglia e alla sorella, Ruth. Tra questa e il giovane marinaio scatta subito un'attrazione vitale, ostacolata però dalle differenze di classe e quindi dalla prevedibile resistenza della famiglia di lei. Un po' per farsi accettare socialmente, un po' perché sinceramente affascinato da quel mondo borghese, Martin decide di affinare la propria cultura. Da giovinastro un po' rozzo, in anni di studio forsennato, si trasforma alla fine in scrittore: dopo un inizio puntellato di rifiuti (tra cui l'abbandono di lei), improvvisamente gli arride la fama. Il suo saggio filosofico, "La vergogna del sole", gli apre le porte dei circoli più esclusivi di San Francisco. Tutti si contendono la sua presenza. Anche Ruth decide di tornare sui suoi passi. Ma questa volta Martin Eden sente di non essere più interessato a lei. Non è più interessato alla vanagloria di quel mondo, a cui pure era riuscito ad accedere…



23/2020
Sfida personale: 17. Un classico

Ho imparato che anche se non abbiamo tutti le stesse opportunità possiamo darci da fare per migliorare.

domenica 28 febbraio 2021

La famiglia Karnowski


La famiglia Karnowski
Israel Joshua Singer
ed. Adelphi
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Questo libro aveva tutte le premesse per piacermi.
Uno scrittore che mi piace, una cultura che conosco molto bene, una saga famigliare.
Mi ricordo di averlo preso già da un paio di anni, ma non era mai il suo momento, non so se avevo paura che non fosse all'altezza del piedistallo su cui l'avevo messo o se forse ero in un mio momento di blocco del lettore.

Poi arriva la quarantena.
Guardo su Netflix "Unorthodox", carino, ma la comunità ebraica ne esce proprio male, anche se ho amato molto il fatto che fosse in lingua originale.
Netflix mi consiglia "Shtisel", altra serie che parla della religione ebraica, ma che ho amato molto di più, ambientata a Gerusalemme, volevo gustarmelo lentamente e invece me lo sono guardato una sera dopo l'altra.
In un gruppo di lettura su Instagram finiamo il libro in corso, "Martin Eden", e il gruppo dovrebbe chiudersi alla fine del libro, ma per caso, l'organizzatrice dice qualcosa a proposito della "Famiglia Karnowski", e con la grazia di un elefante in una cristalleria, sono tra quelle che le chiede gentilmente (la obbliga) di ripartire con un nuovo gruppo di lettura.
Lei accetta, altre si aggregano, decidiamo tempi e modalità e partiamo.
E come in un allineamento di pianeti, ecco che arriva finalmente il momento di questo libro.
Lo cerco, lo trovo ancora impacchettato, anche se avevo preparato il piano B in caso non l'avessi trovato, chiedendolo alla mia spacciatrice di libri personale e fornitissima.
Abbiamo sette giorni per i primi sei capitoli, siccome io arrivo sempre un po' lunga agli appuntamenti decido di giocare d'anticipo e di cominciare subito il primo giorno.
Devo ammettere che leggo tutto d'un fiato i primi 6 capitoli in un paio di ore, faccio veramente fatica a fermarmi prima del settimo, per fortuna un post it azzurro mi da lo stop, che io rispetto molto a malincuore.

Il libro non é stato amatissimo nel mio gruppo di lettura, e in parecchi non vedevano l'ora di finirlo, mentre a me é piaciuto davvero tanto, e sull'onda dell'entusiasmo mi sono messa nella lista dei desideri parecchie altre saghe famigliari, tra cui "La famiglia Moskat" del fratello Isaac e "I fratelli Ashkenazi" sempre di I. J. Singer.

Ho già letto i suoi libri "Di un mondo che non c'é più" e il "Ebrei di campagna", del fratello ho letto "Il Golem" e della sorella "La finta cieca e altri racconti".

Trama:
"La saga della famiglia Karnowski parte da David, ragazzo affamato di sapere, appena sposato con Lea, una ragazza ebrea lituana che non si trova bene nel paesino d'origine di lei, in quanto reputa che le idee degli hassidim locali siano troppo arretrati per il suo modo di vedere, persino il suo libro di preghiere non é uno di quelli accettati, ma segue le idee progressiste di Moses Mendelsshon, un ebreo tedesco.
Per questo motivo decide di trasferirsi a Berlino, dove trova subito il suo posto al sole e dove in poco tempo diventa una personalità di spicco."


34/2020
Sfida personale: 101. Un libro che parla di una famiglia

Ho imparato che i libri ci chiamano quando é il loro momento di essere letti.

sabato 30 gennaio 2021

Mal di pietre

Mal di pietre
Milena Agus
pag. 119
ed. Nottetempo

Sto aiutando una mia carissima amica a sistemare in ordine alfabetico la sua grande collezioni di libri, é un lavoro lunghissimo ma per niente faticoso, anzi, é un momento molto piacevole della settimana.
Lunghissimo sia per il numero di libri che per le continue pause che facciamo per parlare delle nostre letture, ogni titolo o ogni autore sono il pretesto ideale per parlare di aneddoti legati a letture precedenti.
Inutile dire che ogni volta che torna a casa, mi porto via qualche libro, già inserito nella lista e pronto a ritornare al suo posto in breve tempo.

Qualche settimana fa ho presto questo breve libro di Milena Agus, Mal di pietre, che mi é piaciuto molto, soprattutto il finale che ne fa un libro non scontato.
Mentre scrivo queste brevi righe, che mi servono più per tenere una traccia delle mie letture che per promuovere o meno un libro, mi sono accorta che questo é il terzo libro che leggo di questa scrittrice e ne riconosco la penna se li paragono ai due precedenti, "Ali di babbo" e "La contessa di ricotta".

Trama da Anobii:
Viene raccontata la storia di una donna, nonna della narratrice, della sua vita, del suo matrimonio e dei suoi amori.
In quest'ordine, appunto, perché alla nonna capita tutto un po' in ritardo, quando ormai non ci si spera più.
A cominciare dal matrimonio tardivo con un uomo che, ospitato dalla famiglia, si sdebita sposandola.
L'amore arriva inaspettato durante una cura termale per curare "il mal di pietre", i calcoli renali.
Il mal di pietre finisce così con l'identificarsi col mal d'amore e trascinare l'eroina in una vicenda assoluta, impensata felicità con il Reduce, un uomo zoppo e sposato, che soffre dello stesso male.

3/2021
Sfida personale: 78. A 

Cosa ho imparato?
Non importa realmente come sono le storie, l'importante é come le viviamo e l'impatto che hanno su di noi







Il visconte dimezzato

Il Visconte dimezzato
Italo Calvino
133 pag.
e-book
****

Quando andavo alle elementari avevo un maestro molto bravo che ha saputo nutrire la mia voglia di sapere e ha ampliato i miei orizzonti di lettura inserendo parecchi scrittori che a casa mia non erano molto amati, probabilmente perché discostavano un po' dai gusti degli adulti di casa.
Italo Calvino é uno di questi.
Mi ricordo di aver letto diversi suoi libri alle elementari, ma di ricordarmene ben pochi.
Alcune settimane fa ho letto diversi post su "Se una notte d'inverno un viaggiatore" e mi é venuta voglia di rileggerli.
Non avendo nessun libro di questo scrittore, ho guardato sulla piattaforma MLOL, mia fonte di salvezza assieme alla mia amica Raffaella delle mie numerose letture durante i lunghi mesi a casa dal lavoro a causa della pandemia.
Probabilmente in questi tempi é molto usata e c'era disponibile solo "Il visconte dimezzato", che si é rivelato una lettura molto piacevole.
Mi é piaciuta la storia e anche il messaggio che ne scaturisce.

Trama (presa qui):
La bizzarra storia del visconte Medardo di Terralba che, colpito al petto da una cannonata turca, torna a casa diviso in due metà ( una cattiva, malvagia, prepotente, ma dotata di inaspettate doti di umorismo e realismo, l'altra gentile, altruista, buona, o meglio "buonista").

02/2021
Sfida personale: 64. Letteratura italiana del passato

Cosa ho imparato?
Come dice l'autore in un'intervista, in ognuno di noi possono convivere una parte buona e una parte cattiva.

sabato 23 gennaio 2021

Un figlio e ho detto tutto

Un figlio e ho detto tutto
The Pozzolis family
245 pag.
Mondadori
****

Comincio sempre l'anno con dei libri divertenti, e come l'anno scorso volevo cominciare con un libro della serie di "Flavia de Luce", che normalmente prendo in biblioteca, ma per diversi motivi non sono riuscita a passare.

Diversi mesi fa avevo preso in una bibliocabina un paio di libri, e fra gli altri c'era anche questo dei Pozzoli, ho pensato di cominciare l'anno con questo libro e devo dire che ne sono stata contenta.
Conoscevo già Gianmarco per il suo lavoro di attore e comico in diversi programmi TV e nella fiction "A un passo dal cielo", e conoscevo Alice per la loro pagina su Facebook e Instagram.
Il libro parla dei loro primi incontri, di quando si sono innamorati, della decisione di avere Giosué e termina un Natale strampalato con la notizia dell'arrivo di Olivia.
Mentre leggevo mi sembrava di sentirli parlare, e devo ammettere che ho riso in più di un'occasione, un diario tenero e irriverente di una coppia che si é decisamente "trovata".

01/2021
Sfida personale : 5.un libro che avevo già in casa

Cosa ho imparato?
Più che imparato, ho consolidato la certezza che prendere la vita con un po' più di allegria e spensieratezza non ci mette al riparo dai momenti no, ma di sicuro ci aiuta ad alleggerirli.

lunedì 13 luglio 2020

Il sole a strisce

Il sole a strisce
di Pina Varriale
Giunti editore

Un libro che si legge in fretta, pensato per le scuole elementari, ma che tratta il tema spinoso delle mamme che sono in carcere, dei figli che rimangono a casa con i nonni e del fratellino che invece é piccolino e rimane con la mamma in prigione.

L'ho trovato scritto bene, si riesce a percepire fra le righe la perplessità dei bambini che non capiscono perché la mamma non può stare con loro e anche la paura della nonna, che non sta bene di salute e ha il timore che i nipotini le vengano portati via.
Il viaggio e il finale sono, per i miei gusti un po' troppo forzati, ma un libro che ho letto con piacere.

Trama dal sito dell'editore:
"Roberto e Martina abitano con la nonna Betta. Si sono trasferiti da lei da quando la mamma è andata a stare nella “fabbrica del caffè”, il carcere femminile di Pozzuoli dove le detenute lavorano alla torrefazione del caffè. Roberto e Martina possono farle visita soltanto una volta al mese; così il tempo per parlare e giocare con Carletto, il loro fratellino, è davvero poco. Carletto è nato in carcere e non conosce altro che il sole “a strisce”... ."


20/2020
Sfida personale 95. Un libro per l'infanzia

Cosa ho imparato?
nonostante le poche pagine mi ha fatto molto riflettere l'ingiustizia dei bambini che vengono rinchiusi in carcere con le mamma, se da una parte é la soluzione perfetta per poter crescere con loro, immagino che ci siano parecchie problematiche legate a questa tematica, che mi piacerebbe approfondire in libri più da adulti.

giovedì 28 maggio 2020

Lacci



Lacci
Domenico Starnone
ed. Einaudi
****


Ho già parlato di questo libro nel mio post su "Confidenza", di Domenico Starnone.
Dopo averlo trascinato per un mese e averne letti altri nel frattempo, mi sono arenata per un altro mese, ma come ogni volta decisa a leggerlo fino in fondo.
Oggi pomeriggio mi sono detta che oggi era il giorno giusto, dopo aver letto con un po' di fatica le prime pagine mi sono lasciata trascinare, all'inizio per poterlo finire e per non averlo più li sul comodino, ma la terza parte ha rivalutato completamente il libro.
Il modo di scrivere di Starnone non fa per me, e come per Confidenza, la terza parte del libro è riuscita a farmi amare se non lo stile, di sicuro la storia in sé.

In entrambi i libri la terza parte é scritta in modo diverso, meno fitto, meno introspettivo e da voce a personaggi fondamentali nella storia ma che nelle prime due parti dei libri non avevano quasi voce in capitolo, e anche qui, in poche pagine viene svelato il "mistero", se così si può chiamare.
Nel primo libro la "Confidenza" che da il titolo al libro riceve da Pietro e Teresa una rilevanza molto diversa da ognuno dei due, mentre anche qui l'episodio dei "Lacci" di cui si parla, ha per ogni persona coinvolta una connotazione diversa, a distanza di anni, ognuno l'ha vissuto e interpretato diversamente.

Anche qui i personaggi mi sono sembrati antipatici, Vanda una lamentosa insoddisfatta, ipercritica e pesante, fa di tutto per riavere il marito ma non lo ama.
Lui un egoista insoddisfatto che torna a casa, non é felice ed é un ometto sottomesso che sottostà a tutto quello che vuole la moglie non si capisce per paura di cosa visto che nella breve parentesi che non ha vissuto con lei é stato felice.
Ammetto che l'animo umano mi lascia sempre basita, non riesco a capire perché una coppia che non si ama più continua a stare assieme, ad essere infelice e a rendere infelice l'altro, quando magari separatamente avrebbero buone possibilità di stare bene.
I figli non ne escono molto meglio, se prima li si poteva giustificare per la situazione che vivevano in casa, da grandi non si sono dimostrati tanto diversi.

Trama dal sito dell'editore:
«Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie». Si apre cosí la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa, lasciandola in preda a una tempesta di rabbia impotente e domande che non trovano risposta. Si sono sposati giovani, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato. Perciò adesso lui se ne sta a Roma, innamorato di una ragazza insieme alla quale tutto gli sembra leggero, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è piú radicale dell’abbandono, ma niente è piú tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. E a volte basta un gesto minimo per far riaffiorare quello che abbiamo provato a mettere da parte. Domenico Starnone ci regala una storia emozionante, il racconto magistrale di una fuga, di un ritorno, di tutti i fallimenti, quelli che ci sembrano insuperabili e quelli che ci fanno compagnia per una vita intera.

25/2020
Sfida personale 90. Una storia con un triangolo amoroso

Ho imparato che leggere fino in fondo i libri, a volte, può rivalutare il giudizio mi ero fatta all'inizio.

mercoledì 6 maggio 2020

Lungo petalo di mare

Lungo petalo di mare
Isabel Allende
ed. Feltrinelli
****

Mi piace moltissimo Isabel Allende, ho letto diversi suoi libri, e ne ho parecchi suoi da leggere nella mia libreria, per ora qui nel blog ho parlato solo de "La figlia della Fortuna", penso il primo che avevo letto, che mi aveva profondamente soddisfatta, perché aveva tutto quello che cerco in un libro: una trama piacevole e non pesante, nozioni storiche esatte e la capacità di farmi imparare cose nuove.

Avevo sentito che alcuni suoi libri recenti non erano così, mentre invece con "Lungo petalo di mare" era tornata al suo stile iniziale di scrittura.
Devo dire che per me é stato così senza dubbio.
Mi sono lasciata trasportare dalle vicende di Victor Dalmau, prima durante la guerra civile spagnola, poi a bordo del Winnipeg e in seguito in Cile, definito da Neruda "lungo petalo di mare" per la sua conformazione, che da il titolo al libro.
Ho avuto modo di conoscere la dittatura di Francisco Franco, di cui ovviamente avevo sentito parlare ma di cui non so ancora molto, di conoscere l'impegno umanitario di Pablo Neruda a favore di migliaia di profughi spagnoli e di avere un'idea della storia del Cile e del golpe.
Tutti argomenti che mi riprometto di approfondire prossimamente.

Alcuni giorni dopo aver finito questo libro, é purtroppo mancato Luis Sepulveda e ho visto in televisione un documentario sulla sua vita, mi ha fatto piacere aver letto il libro perché mi ha permesso di capire meglio il documentario e le persecuzioni che hanno dovuto subire.

Trama dal sito dell'editore:
1939. Alla fine della Guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e un’amica di famiglia, la pianista Roser Bruguera, sono costretti, come altre migliaia di spagnoli, a scappare da Barcellona. Attraversati i Pirenei, a Bordeaux, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile – il “lungo petalo di mare e neve”, nelle parole dello stesso poeta –, in cerca di quella pace che non è stata concessa loro in patria. Lì hanno la fortuna di essere accolti con generosa benevolenza e riescono presto a integrarsi, a riprendere in mano le loro vite e a sentirsi parte del destino del paese, solo però fino al golpe che nel 1973 fa cadere il presidente Salvador Allende. E allora, ancora una volta, si ritroveranno in esilio, questa volta in Venezuela, ma, come scrive l’autrice, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.

19/2020
Sfida personale 67. un libro di uno scrittore sudamericano