lunedì 24 novembre 2014

22 - Il piccolo burattinaio di Varsavia di Eva Weaver


Il piccolo burattinaio di Varsavia
Eva Weaver
pag. 274
Ed. A. Mondadori
*****

Ho appena finito questo libro, ho letto l'ultima pagina proprio ora e nonostante io abbia parecchi altri libri di cui parlare, che ho letto prima di questo, voglio scrivere di getto quello che mi ha lasciato, quello che mi ha trasmesso.

Circa un anno fa ero in libreria con mia sorella, che decise di comperare questo libro per Amedea, la mia nipotina e figlioccia, accanita lettrice, che al quarantesimo compleanno di sua madre, alla vista dello scatolone con all'interno 40 libri che le regalammo disse :
"Questo è il regalo più bello del mondo, lo vorrei anch'io"
Il libro era anche in previsione di un viaggio che avrebbero poi fatto a Cracovia.

Mi era sembrato interessante, me l'ero annotato e le avevo chiesto di prestarmelo una volta che Amedea l'avrebbe finito.
Poi me ne sono dimenticata.
Non mi è nemmeno mai capitato di vederlo nei gruppi di lettura.

Sei giorni fa sono uscita a cena con una ex compagna di scuola, ci eravamo perse di vista e poi ci siamo ritrovate circa tredici anni fa, abbiamo due figli della stessa età che hanno frequentato le scuole assieme, anzi, i nostri secondi sono nella stessa classe da ben undici anni, avendo scelto lo stesso percorso formativo.
A cena fra una chiacchiera e una risata, mi dice che mentre aspetta fra un turno e l'altro del suo lavoro legge; per chi è malato di libri come noi, questa è un'esca appetitosa, si comincia a chiacchierare di libri e mi dice che ha appena finito di leggere "Il Burattinaio di Varsavia".
Le dico che mi sarebbe piaciuto leggerlo, lei dice che me lo presta e parliamo d'altro.

Quattro giorni fa, mia figlia arriva a casa e mi da il libro, scherzando sul fatto di essere la mia spacciatrice di libri, visto che spesso prende dalla biblioteca scolastica libri che  poi mi passa.
Manca una decina di minuti a cena, la tavola è pronta, e nonostante io abbia altri libri cominciati, leggo una paginetta, così tanto per dare un'occhiata.
La cena è in tavola e io ne ho già lette una ventina, faccio in fretta la cucina per poter riprendere a leggere e non me ne stacco più.

Come si può intuire il libro parla della guerra e della vita nel ghetto di Varsavia, ma non intendo scrivere la trama o fare il riassunto, perché non so se troverei le parole per descriverlo come merita.

Mi ha dato tanto, mi ha fatto divorare un libro dopo un bel po' di tempo, ma non per come è scritto, ma per quello che dice, lo so che gli avvenimenti sono reali ma quello che succede un po' improbabile, l'ho trovato un libro molto "intimo", che mi ha coinvolto molto, facendomi spesso tenerezza e molto più spesso commuovere, facendomi capire come sia stata dura la lotta giornaliera per poter sopravvivere, sia cercando di non farsi uccidere o deportare, ma soprattutto cercando di non lasciarsi schiacciare da tutta la cattiveria, la malignità e le privazioni a cui erano sottoposti ogni giorno.
A trovare ogni giorno la forza per alzarsi, la forza per andare avanti, la forza di cercare del cibo, ma sopra ogni cosa la forza per continuare a vivere.

Molto toccante il senso di colpa che il protagonista prova per essere costretto ad esibirsi e a far divertire i soldati nazisti, da lui definiti ratti, senza rendersi conto che in realtà faceva molto di più, oltre a riuscire ad avere qualche piccolissimo beneficio occasionale, in parecchi casi ha salvato delle vite grazie ai suoi burattini.

Forse ho preso questo libro in modo molto personale, rivedendo nel carattere del protagonista da anziano Mika, tutto il carattere di mio nonno Pawel, nato in Polonia, che all'epoca dell'inizio della guerra aveva 30 anni, e che come il burattinaio, una volta arrivato in una zona di pace, ha preferito non parlare più di quello che è successo.

Il libro si divide in tre parti, una in cui parla Mika il burattinaio di Varsavia, l'altra in cui parla Max il soldato tedesco, la terza è il collegamento fra i due racconti, e mi ha dato la conferma che:
 
in una guerra non c'è mai nessuno che vince.

domenica 23 novembre 2014

10 - Gli effetti secondari dei sogni di Delphine de Vigan


Gli effetti secondari dei sogni
Delphine de Vigan
pag. 239
ed. Mondadori
****

Questo libro è stato consigliato a mia figlia dalla bibliotecaria della scuola, premetto che mi piacciono le persone che amano il proprio lavoro e, come in questo caso si diano il tempo per parlare con gli utenti della loro biblioteca, consigliando libri adatti alla loro età.

Il libro in effetti è ideale per degli adolescenti, parecchie cose sono scritte in modo "non crudo" e pensate per il pubblico a cui è rivolto, nonostante questo è un libro molto bello anche per chi ha qualche anno in più, con alcuni spunti che dovrebbero far riflettere noi genitori.

Mi ha intenerito molto il fatto che Lou scriva le nuove parole che impara su dei foglietti e se li appenda in camera.

Trama da Anobii:
Lou Bertignac ha dodici anni: la sua famiglia, chiusa nel ricordo inconfessabile di una tragedia del passato, vive in un silenzio opprimente, mentre a scuola la sua intelligenza fuori dal comune l'ha portata in una classe avanzata, piena di studenti più grandi che non hanno nulla a che spartire con lei. Incapace di creare una relazione con chiunque, Lou passa la maggior parte del suo tempo libero a vivere le emozioni degli altri: guarda il calcio in televisione per osservare la gioia dei giocatori, spia le persone per strada e, soprattutto, frequenta le stazioni ferroviarie parigine perché in quei luoghi si concentra l'emozione di amanti che si salutano, di famiglie rimaste a lungo separate, di amici che si ritrovano. È proprio qui, alla stazione di Austerlitz, che Lou trova, tra la folla, una ragazza appena più grande di lei, Nolwenn, che si è lasciata alle spalle un passato difficile e ora vive da randagia. Tra le due, nel tempo di uno sguardo, si crea un'intesa speciale, che nessuna delle due aveva mai trovato prima. Due ragazze totalmente sole, diverse ma destinate, in qualche modo, a riconoscersi tra la folla della città, finiranno così per stringere un'amicizia che, nata lentamente, arriverà a cambiare la loro vita e il loro mondo. La vicenda, drammatica eppure lieve, di due vite chiamate a intrecciarsi e, se non a salvarsi, almeno a trovare nuove speranze.

Citazioni dal libro
"Siamo capaci di spedire aerei supersonici e missili nello spazio, identificare un criminale grazie a un capello o un minuscolo lembo di pelle, creare un pomodoro che resti tre settimane in frigorifero senza raggrinzirsi, contenere miliardi d'informazioni in un microchip. Siamo capaci di lasciar morire la gente per strada."

"Chi pensa che la grammatica sia solo un insieme di regole e obblighi si sbaglia. Se ti appassioni, la grammatica ti rivela il senso nascosto della storia, occulta il disordine e l’abbandono, collega gli elementi, accosta i contrari, la grammatica è uno strumento formidabile per organizzare il mondo come si vorrebbe che fosse."

"...C'è come una città invisibile nel cuore stesso della città. La donna che ogni notte dorme nello stesso posto, fra le buste di plastica e nel sacco a pelo. Direttamente sul marciapiede. Gli uomini sotto i ponti, nelle stazioni, la gente distesa sui cartoni o rannicchiata sopra una panchina. Un giorno cominci a notarli. Per strada, in metropolitana. Non solo quelli che chiedono l'elemosina. Anche quelli che si nascondono. Li riconosci dall'andatura, la giacca sformata, il maglione bucato. Un giorno ti affezioni a una figura, una persona, ti fai delle domande, cerchi di trovare delle risposte, delle spiegazioni. E inizi a contarli. Sono migliaia. Il sintomo del nostro mondo malato. Le cose sono come sono. Ma io credo che occorra tenere gli occhi bene aperti. Per cominciare."

"Vado spesso alla Gare d'Austerliz, il martedì o il venerdì, quando le lezioni finiscono prima. Ci vado per guardare i treni partire e per l'emozione, mi piace vedere l'emozione della gente, per questo non mi perdo una partita di calcio in televisione, mi piace così tanto quando si abbracciano dopo aver fatto goal, corrono con le braccia alzate al cielo e si stringono, come non mi perdo mai Chi vuol essere milionario?, dovete vedere le ragazze quando azzeccano la risposta giusta, mettono le mani davanti alla bocca, buttano indietro la testa, strillano e tutto quanto, gli occhi gonfi di lacrime. Nelle stazioni è un'altra cosa, l'emozione s'intuisce dagli sguardi, dai gesti, dai movimenti, ci sono innamorati che si lasciano, nonne che ripartono, donne dagli ampi cappotti che abbandonano uomini dal colletto rialzato, o viceversa, osservo persone che partono non si sa per dove nè perchè nè per quanto tempo, che si dicono arrivederci attraverso il finestrino con un cenno oppure si sgolano quando nessuno può più sentirle. Con un po' di fortuna assisti a delle vere e proprie separazioni, voglio dire che si capisce che durerà a lungo o che sembrerà eterna (il che è lo stesso), allora l'emozione si fa densa, come se l'aria s'inspessisse, come se fossero soli, senza nessuno intorno. Lo stesso succede quando arrivano i treni, mi piazzo all'inizio della banchina, osservo le persone che aspettano, il viso teso, impaziente, gli occhi che scrutano e di colpo quel sorriso sulle labbra, il braccio teso, la mano che si agita, mentre si vengono incontro e si abbracciano: è la cosa che fra tutte preferisco."

9 - La sovrana lettrice di Alan Bennett


La sovrana lettrice
di Alan Bennett
pag. 95
Ed. Adelphi
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Un libro piccolo piccolo, che si legge molto in fretta, sia per le poche pagine che per la scorrevolezza, e racconta di come la Regina Elisabetta si sia appassionata per caso alla lettura, di come non abbia mai abbastanza tempo per leggere, cominciando a sfruttare ogni momento che riesce a rubare per potersi dedicare alla lettura, trascurando a volte anche i suoi doveri pur di poter leggere un po', ma soprattutto cercando di contagiare tutti con questa sua nuova passione.

Un libro divertente, ma senza mai essere irrispettoso che potrebbe essere lo specchio di ognuno di noi accaniti lettori.

8 - Restaurant Man di Joe Bastianich

Restaurant Man
Joe Bastianich
pag. 319
ed. Rizzoli
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Diverse cose di cui parla l'autore rispecchiano il mio modo di vedere il mondo della ristorazione, soprattutto quando parla di dare sempre il meglio di se stessi e di trattare bene ogni cliente per fare in modo che il pasto che gusta nel nostro ristorante sia un'esperienza da non dimenticare.
Mi trovo d'accordo anche per quanto riguarda il fatto che il vero critico gastronomico é il cliente, non quelle persone pagate per scrivere e recensire i ristoranti.

Quello che non mi piace molto è l'arroganza che traspare da ogni riga, Joe Bastianich si crede un Re Mida, e visti i risultati come dargli torto?
Ma anche il fatto che in parecchie cose si crede un pioniere, basandomi su quello che ho letto nel libro in America esiste un anno zero della ristorazione italiana e coincide con il suo avvento sulla scena culinaria, o al limite qualche anno prima con i ristoranti dei suoi genitori.
Tutto quello che veniva servito prima era schifezza americana, dalla sua famiglia in poi La Cucina Italiana per eccellenza.

Ammetto che non conosco per niente la situazione in America, ma parecchie cose che lui dice di aver introdotto, o ideato, qui da noi venivano già messe in pratica quando lui andava ancora al college.

Il libro è molto diretto, non risparmia epiteti, facendo nomi e cognomi e citando i ristoranti, forse nella situazione in cui è ora non ha bisogno di nessuno, ma penso comunque che un po' di umiltà non faccia mai male.

Il libro mi è piaciuto molto, anche se è molto autocelebrativo.

7 - La lunga notte di Linda Castillo


La lunga notte
di Linda Castillo
Pag. 411
Ed. Timecrime
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Secondo libro di Linda Castillo, potete trovare il primo qui.
Anche questo libro mi ha coinvolto molto, sia per la trama, che fino alla fine non faceva capire chi fosse l'assassino, sia per il contesto della storia.
Questa scrittrice riesce a tenere in sospeso alcune cose, a farle considerare come possibili indizi, a tenermi legata pagina dopo pagina mentre si cerca di sbrogliare la matassa.
Mi piace quasi di più dei thriller di Kathy Reichs, di cui sono appassionata, ma forse perché ho cominciato leggendo dal primo libro, mentre con la Reichs li ho letti saltando qua e la e a volte non capisco bene a che punto della sua situazione sentimentale e privata mi trovo.
Amo molto anche l'ambientazione nella comunità Amish, della quale descrive la vita e le regole a cui sottostanno, ma sempre con molto rispetto.

Trama:
Kate Burkholder, capo della polizia della contea, viene di nuovo chiamata a risolvere un omicidio nella comunità Amish di Painters Mill, Ohio, comunità della quale anche lei faceva parte.
Solo che quando arriva alla fattoria dei Plank, si trova davanti ad una macabra scoperta, tutta la famiglia è stata uccisa, sia i genitori che i loro 5 figli.
Prima di essere uccise Mary e Annie, le due figlie sono state torturate.
Fin dall'inizio delle indagini si sospetta di un suicidio omicidio, un po' per la mentalità delle persone coinvolte nelle indagini, un po' perché non c'è nessun elemento, nessuna prova, ma soprattutto nessun movente che potrebbe giustificare un delitto così efferato.
Ma qualcosa viene a galla, e anche questa volta Kate potrà fare giustizia.



6 - La cena di Natale di Luca Bianchini


La cena di Natale di Io che amo solo te
di Luca Bianchini
Pag. 183
Ed. Mondadori (Libellule)
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Nonostante io non abbia letto il primo libro, Io che amo solo te, non ho fatto fatica a seguire lo svolgersi della vicenda.
Un racconto divertente, a volte con qualche spunto di riflessione, con personaggi talmente strani che risultano realistici.
Un romanzo che scorre bene, che si legge in fretta e che fa sorridere.

Trama da Anobii :
È la vigilia di Natale e sono tutti più romantici, più buoni, ma anche un po' più isterici. Polignano a Mare si sveglia magicamente sotto la neve che stravolge la vita del paese, dividendolo tra chi ha le gomme termiche e chi no. La più sconvolta è Matilde, che riceve quella mattina un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, "colpevole" di averla troppo trascurata negli ultimi tempi. Lei si esalta a tal punto da improvvisare un cenone per quella stessa sera nella loro grande casa, soprannominata il "Petruzzelli", in cui troneggia un albero di Natale alto quattro metri e risplendono le luminarie sul tetto...


venerdì 21 novembre 2014

5 - La Locanda di Rose Harbor di Debbie Macomber


La Locanda di Rose Harbor
di Debbi Macomber
pag. 318
Ed. Sonzogno
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Debbi Macomber è una scrittrice Statunitense di romanzi d'amore e di novelle.
Questo libro fa parte di una serie chiamata Rose Harbor, che conta quattro libri, che a sua volta è lo spin off della serie dedicata a Cedar Cove, che conta dodici libri.

Trama:
Jo Marie ha perso il marito in guerra e pensa che per poter trovare un po' di serenità deve fare un cambiamento radicale nella sua vita, decide di acquistare una locanda in un delizioso paese sulla costa dell'oceano Pacifico e desidera far sentire come a casa propria gli ospiti.
E sarà proprio così, grazie al suo carattere, alla sua gentilezza e al fatto di saper dare ad ognuno il suo spazio li aiuterà a sanare conflitti che si portano sulle spalle da anni, riuscendo anche in poco tempo a diventare parte integrante della piccola comunità che compone il paese.

Nel libro il paesino viene descritto molto bene, il tipico paesino americano sulla costa, con le casette, il centro del paese e il faro.
Il libro è molto carino, si legge in fretta e trovo sia un libro ottimista, mi piacerebbe molto leggere gli altri libri che compongono la serie, così come quelli dedicati al Natale

4 - Algoritmi di Capodanno di Stella Stollo



Algoritmi di Capodanno
Stella Stollo
pag. 94
Editore ArpaBook
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Ho ricevuto questo libro in regalo con tanto di dedica della scrittrice!
Appena ho cominciato a leggerlo mi sono trovata proiettata in un ristorantino a Pisa, in Piazza della Pera (Piazza Chiara Gambacorti) che amo moltissimo, e mi immaginavo tutto il libro ambientato li.

Fin da subito ho deciso di mettere questo libro nella categoria "Passione" della sfida di lettura in quanto parla della matematica, mia passione da sempre, e parla anche di un caffè-galleria-ristorante-enoteca-libreria che sembra la fotocopia del ristorante che vorrei aprire io.

La trama è bella e scorrevole.

Cinzia ha una laurea in matematica e un matrimonio fallito alle spalle, per una serie di circostanze decide di accettare il posto di lavoro come art director, per poter unire le sue passioni : la matematica e l'arte, convinta da sempre che le due cose sono collegate fra di loro.
Il racconto si svolge nell'ultima settimana dell'anno, Cinzia è alle prese con i bilanci che si fanno immancabilmente alla fine di ogni anno.
Ha quarant'anni, sola e desidera trovare una persona che le stia accanto, su un sito che parla di arte, si scambia da tempo mail con Adrianomeis ma in questa settimana frenetica nella quale deve organizzare la serata del 31 dicembre, ci sono altri tre uomini che ruotano nella sua vita:
Mattia, che le invia il catalogo delle sue opere chiedendole di poter organizzare una sua esposizione
Ivan, un poeta che le lascia poesie d'amore
Amadou, musicista sensuale della band ingaggiata per Capodanno
Chi di loro riuscirà a conquistare il suo cuore?

Un libro che si legge in fretta, si ha voglia di andare avanti.
Per me il primo libro che mi ha veramente preso quest'anno!
Non vedo l'ora di poter leggere altri libri di Stella Stollo.

3 - Kitchen di Banana Yoshimoto


Kitchen
Banana Yoshimoto
pag. 150
Ed. Universale Economica Feltrinelli
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L'anno scorso avevo scelto questa scrittrice per la sezione Giappone della sfida di lettura, e avevo letto Honeymoon, e non ne ero proprio stata conquistata...
Giannina nei commenti mi aveva scritto che a volte questa scrittrice fa l'effetto "ma perché la leggo?" e devo dire che anche questa volta me lo sono chiesta.

Ho scelto Kitchen, primo libro scritto da Banana Yoshimoto, sempre per la sfida di lettura, con l'intenzione di metterla nella sezione "Passione", in quanto amo cucinare, ma dopo averlo letto non me la sono sentita, il libro in sé parla marginalmente della cucina, se non nel fatto che Mikage, la protagonista, ama la cucina e fa la cuoca.

Il libro non è male, gli ho dato quattro stelle perché non l'ho trovato brutto, ma imputo il mio scarso entusiasmo al fatto che non sono un'appassionata della cultura orientale.

Penso che anch'io, come Giannina, leggerò altri libri suoi, ma a piccole dosi...

2 - Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto di Paulo Coelho


Sulla Sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto
Paulo Coelho
pag 216
Ed. Bompiani
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Non so...
Mi piace Coelho, mi piacciono molto le singole frasi, che molto spesso annoto, ma ogni volta che leggo un suo libro mi areno sempre un pochino, nel senso che non sono libri che mi viene voglia di "divorare" che porto ovunque e che approfitto di ogni momento libero per poter continuare.

Spesso leggendo i commenti ai suoi libri nei gruppi di lettura mi accorgo che ci sono significati che mi sono sfuggiti, o che io avevo interpretato in modo differente.

Questo è il mio terzo libro di Coelho, dopo "Brida" e "Undici minuti", penso che ne leggerò altri, ma penso anche che per farlo deve essere in un certo stato d'animo.

lunedì 17 novembre 2014

1 - Io nascerò di Loretta Goggi


Io Nascerò
di Loretta Goggi
Ed. Piemme
Pag. 224


Non so perché ho cominciato l'anno con questo libro di Loretta Goggi, di solito per il primo libro dell'anno cerco sempre qualcosa di allegro e solare, per cominciare con un sorriso, all'inizio credevo di essermi sbagliata, ma a mente fredda posso dire di aver cominciato l'anno con un libro positivo.

Loretta Goggi mi piace molto, non l'ho seguita moltissimo negli anni passati, ma nella scorsa edizione di Tale e Quale mi ha colpita molto, sia per la sua arguzia, che per la sua autoironia, come anche per la bravura nelle imitazioni.

Il libro parla della sua vita, racconta delle vittorie, ma anche delle difficoltà, della sua vita dopo la morte del marito.

Mi è piaciuto moltissimo il suo raccontarsi così apertamente, me la immaginavo li, davanti ad una tazza di caffè che mi parlava di quello che aveva fatto, di quello che aveva passato.
Ad onore del vero, il sottotitolo non la rispecchia; "La forza della mia fragilità", ho riscontrato in lei una forza continua, una tenacia ad andare avanti.

Ho letto diverse autobiografie di personaggi famosi, mi fa quasi tenerezza questo loro "mettersi a nudo" me li fa sentire un po' più vicini, e mi fa capire che nonostante la fama, sono persone come noi che ogni giorno sono confrontate con la vita vera.

Qui il libro "Neanche con un morso all'orecchio" di Flavio Insinna

sabato 1 novembre 2014

Leggere e stare di nuovo bene

Come si fa a passare da una media di 70 libri all'anno a 15?
Come fa una lettrice che legge rigorosamente un libro alla volta ad averne ben 9 cominciati?
Come si fa a passare ore con insulsi giochini e stupidi telefilm tutto a scapito della lettura?

Dopo aver cercato un nuovo lavoro per diversi mesi, finalmente ho trovato quello che sembrava il mio lavoro ideale!
Un'offerta alla quale non puoi dire di no, la possibilità finalmente di mettere in pratica tutto quello che hai imparato in quasi trent'anni di gavetta, poter sfruttare i diplomi ottenuti, lavorare con i miei adorati numeri ma usando anche le lingue, lavorare dal lunedì al venerdì (non così evidente nel ramo alberghiero), colleghi simpatici con cui in alcuni casi hai già collaborato...

Ho cominciato alla fine di febbraio, data che coincide con l'ultimo post prima di questo...
Da subito il lavoro era molto, e molto impegnativo, c'erano parecchie cose da sistemare, prima di me per parecchi mesi, il posto era rimasto vacante.
Fino a due anni fa era occupato da una ragazza che conosco, e tutto il lavoro svolto fino a quella data era ineccepibile!
Ma a partire dal 2012 era tutto da sistemare, e se pensiamo che si tratta di contabilità, si capisce subito che la sfida era grande.
Ma ho pensato che con l'esperienza e la voglia di fare sarei riuscita a sistemare tutto.
Mi sono buttata a capofitto, rimboccandomi le maniche, macinando una marea di ore al giorno, a volte 12, aggiungendo anche i sabati.
Mi alzavo, facevo colazione e andavo in albergo, dove mi fermavo spesso fino alle 20, ora in cui per andare a casa mi facevo un bel pezzo a piedi, visto che il bus per casa mia non c'era più.
Cenavo tardi e poi avevo solo voglia di andare a letto.

Purtroppo avevo la mente così sovraccarica che non riuscivo a leggere niente, ma non me ne rendevo conto, per questo cominciavo diversi libri senza mai trovarne uno che mi piacesse, ma non mi accorgevo che il problema era in me e non nei libri che non mi acchiappavano.

Prima di me parecchie persone, tutte donne, avevano lasciato l'albergo, e piano piano, altre se ne stavano andando...
Cominciavo a captare i segnali, cominciavo a capire molte cose, i disagi, le problematiche.
Ma pensavo che io sarei riuscita a tenere duro, che avrei resistito.
Non mi ero ancora resa conto che piano piano stavo scivolando pure io in questa spirale, come le altre prima di me...
Cercavo di tenere duro, giustificavo comportamenti.
A chi mi diceva molla!
rispondevo: "no, so fare il mio lavoro, ce la posso fare"
Non mi accorgevo che gli altri, chi mi voleva bene, chi mi stava accanto, avevano capito prima di me che la situazione era insostenibile, che mi stavo avvicinando pericolosamente ad una depressione o ad un esaurimento.

Dopo una fine di giugno-inizi di luglio costellata da vari problemi di salute dei miei cari, ero veramente stanca.

Sono stata invitata con la famiglia al compleanno del mio datore di lavoro precedente, alla serata c'erano altri albergatori, con qualcuno di loro avevo già lavorato in precedenza, quasi tutti mi chiedevano :
"Ma come lavori li?" "Ma come fai?"
Parlando con loro mi sono accorta di aver lavorato precedentemente con persone che mi avevano apprezzato e che pensavano che io valessi qualcosa, cosa che vista la stanchezza mentale e la pesantezza che sentivo, in quel momento non era cosi evidente, non lo pensavo nemmeno io.
Questa positività, e in seguito una graditissima offerta di lavoro, anche se temporanea mi ha fatto capire di essere arrivata al limite, e allo scatenarsi dell'ennesima bufera ho preso la palla al balzo e mi sono licenziata.

Non posso raccontare in dettaglio i motivi del mio malessere perché altre mie colleghe hanno fatto causa, ma penso che si possa leggere fra le righe.
Sono stata indecisa per parecchio tempo se pubblicare o meno, questo post è nelle bozze da qualche settimana, e adesso dopo aver passato questi due mesi lavorando per una famiglia che apprezzo tantissimo, e alla quale non smetterò mai di dire grazie, che mi ha permesso di tornare un po' nel nido prima di ricominciare a volare, trovo giusto raccontare, augurandomi che se qualcun altro si trova in questa situazione possa ricevere la spinta ideale a dire basta.

Circa un mese fa, mia figlia mi ha detto :

"Mamma si vede che cominci a stare bene, perché hai ricominciato a leggere"