sabato 7 febbraio 2015

Stoner

Stoner
di John Williams
Ed. Fazi
Pag. 332
*****

L'ho finito da qualche giorno, e mi manca, mi sembra strano non aprire il libro per leggere ancora di Bill Stoner, non saprei dire cosa mi è piaciuto, come non saprei dire perché mi ha tenuto incollata alle pagine.
E' un romanzo tranquillo, pacato, come ho immaginato che fosse il protagonista, non ci sono incredibili colpi di scene, ne improvvise svolte.
Il capitolo iniziale riassume già la storia, e i capitoli successivi sembrano la spiegazione di quello che è avvenuto nel corso degli anni.
Il libro segue placido il racconto della vita di Bill Stoner, figlio di contadini che viene iscritto alla facoltà di agraria dal padre, pensando che questo possa essere di aiuto nella conduzione della loro fattoria.
Ma durante il secondo anno, a causa di una domanda del caustico e acuto professor Archer Sloane, Bill scopre il suo amore per la letteratura, a cui dedicherà tutta la sua vita.

Lo so che con queste premesse sembra un libro piatto e noioso, ma non lo è!
E' un libro da leggere e sono sicura che lo si amerà, così come l'ho amato io.
Più di una volta mi sono chiesta perché non si ribellava a tutte le piccole angherie che subiva, perché non scappava dalla meschinità delle persone che lo circondavano, mi sono detta che non era possibile che non gliene andasse bene una, ma dopo averlo letto tutto, mi sono resa conto che il modo di vivere placido e tranquillo, senza picchi, era il modo di vivere a lui congeniale e che forse non era così passivo come il suo personaggio lasciava intendere, si limitava a seguire il corso degli eventi.

Nessuno sa di noi

Nessuno sa di noi
di Simona Sparaco
Ed. Giunti
Pag. 256
****

Come ho scritto nel post precedente mi piace finire e cominciare l'anno con un libro allegro, che mi faccia sorridere, ma dovevo assolutamente riconsegnarlo in biblioteca perché scadeva il prestito e io ce l'avevo già da un po'.
Non lo cominciavo perché sapevo che parlava di aborto, un argomento che non mi piace, anche se, come in questo caso, si parla di aborto terapeutico.
La difficilissima scelta a cui si trovano confrontati i futuri genitori, che sanno che il loro bimbo non sopravvivrà al momento del parto e che si sentono costretti a fare l'unica scelta che non vorrebbero mai essere chiamati a fare.
Trovo che la storia venga raccontata molto bene, dando tutto il risalto possibile al dolore straziante e lacerante di questa mamma, che in questo terribile momento non riesce giustamente ad avere la lucidità necessaria a capire che anche il suo compagno sta soffrendo terribilmente, un papà che sembra abbia imposto per freddezza una scelta, ma scopriremo verso la fine che ha dovuto mantenere questa facciata per non soccombere anche lui e per poter sostenere la sua compagna.

Duro come un pugno allo stomaco, molto realista e molto vero, con le tematiche affrontate bene, come ad esempio gli amici che chiedono e vogliono sapere e il dolore di dover fingere una partecipazione che non si prova nei confronti di amiche neomamme.

Mi sono piaciute le lettere che introducono i capitoli, scritte dalle lettrici della rubrica che Luce, la protagonista, tiene su una rivista.

Anche in questo caso, come nell'"Accabadora" non esiste mai una scelta giusta e indolore.

Mr. Zuppa Campbell, il pettirosso e la bambina


Mr. Zuppa Campell, il pettirosso e la bambina
Fannie Flagg
Ed. Sonzogno
Pag. 235
****

Cerco sempre di finire l'anno e di cominciare quello nuovo con un libro divertente, che sappia strapparmi dei sorrisi, e di solito Fanni Flagg ci riesce con le sue storie strampalate e con i suoi personaggi che sembrano delle macchiette.
Una storia dolce e divertente allo stesso tempo.
Dove si parla di antichi amori idealizzati, vecchie faide famigliari e razziali, povertà ed emarginazione, ma sempre con delle pennellate lievi, sempre con un accenno di sorriso anche gravità dell'argomento trattato.
Bellissima la copertina dell'edizione che mi è capitata, anche se non rispecchia l'immagine del paesino di Lost River che mi sono fatta.

Nella versione originale, l'uccello non è un pettirosso ma un cardinale, uccello simbolo dell'Alabama, questo fatto viene specificato all'inizio del libro da parte del traduttore e ho letto questa precisazione anche in parecchi post, non ho capito bene perché hanno cambiato l'uccello, ma trovo che non sia così importante.

Trama
Il Signor Campbell vive nella fredda e umida Chicago, e questo non aiuta i suoi problemi di salute, il suo medico gli da pochi mesi di vita dicendogli che potrebbe trovare conforto trasferendosi al Sud, in un clima caldo e asciutto, ma che la sua malattia è oramai ad uno stadio avanzato.
Gli consegna un opuscolo di un albergo a Lost River, in cui con il tono dell'imbonitore di una fiera di paese, si decantano le meraviglie del paese e le miracolose proprietà curative del clima.
Mr. Campbell decide di telefonare per prenotare, ma scopre ben presto che il prospetto che ha ricevuto è vecchissimo e che l'albergo non esiste più da tempo.
Questa sua telefonata scatenerà una serie di eventi a cui lui non riuscirà più a mettere un freno, e si ritroverà suo malgrado invischiato nelle faccende strampalate degli abitanti di Lost River.

Come un uragano


Come un uragano
Nicholas Sparks
Ed. Frassinelli
Pag. 246
****

Chi mi conosce sa che di solito non leggo il libro se ho già visto il film, ma a causa del protagonista Richard Gere, che è uno dei miei attori preferiti, non sono riuscita a resistere.
Avevo il libro li in attesa da molto tempo, ma appunto avendo visto il film e quindi conoscendo la trama, non mi decidevo mai.
Poi dopo aver letto "Accabadora" avevo bisogno di qualcosa di più leggero e mi è sembrato che lo stile di scrittura di Nicholas Sparks potesse fare al caso mio.

Questo è uno dei pochissimi casi in cui il film rispecchia fedelmente il libro, e leggerlo dopo averlo visto non ha tolto nulla.
L'ambientazione del film è favolosa, e mentre lo leggevo mi immaginavo i protagonisti in questo scenario meraviglioso.

Trama
Per fare un favore ad un'amica, Adrienne deve occuparsi dell'alberghetto sull'isola di Rodanthe per qualche giorno, proprio poco prima dell'arrivo di un uragano, ha quarant'anni e tre figli adolescenti che ha cresciuto da sola in seguito al divorzio.
Paul è un chirurgo che ha deciso di raggiungere il figlio Mark per cercare di appianare i contrasti che sono sorti fra di loro, ma prima di partire deve parlare con il marito di una sua paziente.
Chiusi nella locanda, costretti alla vicinanza, la passione divamperà tra loro con la stessa furia dell'uragano.



Avvicinare i giovani alla lettura


Ho letto un interessante articolo su come sia difficile avvicinare i giovani alla lettura anche nelle zone più discoste, credo comunque che il problema non riguardi solo certe zone geografiche, ma che sia piuttosto dovuto al fatto che oggi ci sono molte più cose da fare.
Ritengo che con la tecnologia odierna che da la possibilità di fare una marea di altre cose non sia facilissimo, ma neppure impossibile.

Sono un'assidua lettrice fin da piccolissima, il mio bisnonno, che purtroppo non ho conosciuto, aveva fondato la biblioteca della mia città e non potendo più insegnare a causa di una lieve sordità aveva passato gli ultimi anni della sua vita come bibliotecario, fino al giorno della sua morte, avvenuta a 71 anni!
Mia nonna, sua figlia, aveva la casa stracolma di libri, di tutti i tipi.
Aveva una casa grandissima e in ogni locale c'erano pile e pile di libri, li aveva letti tutti, e il suo più grande dispiacere negli ultimi anni era di non vederci abbastanza per poter leggere.
Mia madre legge fino a tarda notte, è sempre alla ricerca di un libro da leggere, e i miei zii mi dicono che fin da piccola aveva sempre un libro in mano, leggendo di nascosto la sera sotto le coperte anche quando avrebbe dovuto dormire.

Certo che essendo immersa in questa famiglia di lettori, fra cui anche il mio nonno paterno, era impossibile che non ne venissi contagiata.
Ho letto moltissimo, e mi dispiace di non essermi segnata i titoli.
Ho letto ovunque, perfino in sala parto per rilassarmi.
Ho letto di tutto, ora so cosa non mi piace ma non disdegno di lasciarmi ispirare da scrittori nuovi e nuovi generi.

Ho letto alle mie figlie fin da prima della nascita, leggendo ad alta voce quello che stavo leggendo quando ero incinta e nei primissimi mesi, per passare poi a leggere libri più adatti a loro.
Negli anni le mie figlie hanno letto a fasi alterne, a volte divorando libri altre volte ignorandoli.
C'erano momenti che le vedevo sempre con un libro in mano e altri momenti che preferivano fare tutt'altro, le ho sempre lasciate libere di seguire la voglia del momento.
Ho notato però che spesso questi momenti erano un po' collegati al docente di italiano del momento, nel senso che spesso quando avevano un docente che imponeva agli allievi un libro uguale per tutti, di solito scelto da lui, la lettura calava, e leggevano i capitoli di malavoglia solo perché dovevano farlo.
Mi ricordo con angoscia quando ero una bambina alle elementari e ci davano un libro che avremmo letto assieme durante tutto l'anno scolastico, alla fine di settembre l'avevo già letto tutto, e trascinarlo una ventina di pagine al mese fino a giugno era una tortura, penso che sia questo il motivo per cui non partecipo a letture in comune di libri, preferisco andare al mio ritmo.

Fortunatamente negli anni hanno avuto anche altri docenti, che con piccoli stratagemmi sono riusciti a far amare la lettura a diversi studenti, vorrei condividerli con voi :
  • in quarta elementare il maestro chiese ad ogni allievo di portare un libro che avevano amato particolarmente e di lasciarlo a disposizione, durante l'anno scolastico, dei compagni in una libreria all'interno della classe
  • portava gli allievi alla biblioteca centrale della scuola, siamo un paesino di montagna e le sedi non sono molto vicine, e li lasciava liberi di scegliere un libro per un mese
  • non importava che libro sceglievano, diceva che andava bene anche uno sui calciatori o sui rapaci, basta che l'argomento riuscisse a catturare il ragazzo, e che l'amore per la lettura poteva nascere anche così
  • per ogni libro dovevano fare una scheda di lettura, facendone solo un breve resoconto del libro, e non un riassunto, ma piuttosto dire perché il libro era piaciuto o no.
  • un'altra docente leggeva dei brani in classe ai ragazzi scelti da libri che a lei erano piaciuti molto, spesso erano libri divertenti, in modo che ai ragazzi venisse voglia di leggerli, è così che mi sono innamorata di Anges Browne, dopo che mia figlia si era lasciata tentare da questa maestra
  • un'altra alle superiori ha consegnato un elenco di 150 libri fra i quali scegliere durante l'anno, sulla lista grandi classici, ma anche Twilight e John Green
  • una ha consegnato all'inizio dell'anno un quadernetto ad ogni allievo, ogni settimana dà spazio a chi lo desidera di parlare di un libro che hanno molto amato, e i compagni prendono nota dei libri suggeriti che riscontrano il loro gusto, questa docente ha dato il via ad uno spaccio di libri incredibile!
Ogni anno vengono organizzate anche delle attività, che a mio parere aiutano molto la voglia di leggere:
  • la notte del racconto, in una determinata data, parecchie biblioteche, gruppi e scuole organizzano la notte del racconto, i ragazzi vengono suddivisi per età e si ritrovano in una classe, una palestra o un locale attrezzato apposta e assistono a narrazioni e letture, spesso portano il loro sacco a pelo, il loro peluche preferito e passano li la notte
  • la mostra del libro, in collaborazione con una libreria si organizza un'esposizione di libri all'interno di un aula, i ragazzi possono visitare questa mostra nelle pause e per due ore con i docenti, possono guardare i libri, leggerne dei pezzi, e possono comperarli.
  • presentazione in classe, durante due ore di lezione di italiano, una persona esterna alla scuola (una ex docente, una libraia, una mamma con la passione per la lettura, ecc.) presenterà alcuni libri e ne parlerà ai ragazzi, per esperienza dico di valutare bene chi parlerà e che libri presenterà.
E ancora:
  • alle scuole medie dove sono andate le mie figlie la biblioteca era sempre aperta durante le pause con la bibliotecaria presente, e non immaginate quanti ragazzi sciamavano in biblioteca anche solo per pochi minuti
  • la bibliotecaria della scuola superiore, mette dei post-it grandi all'interno della prima pagina e chiede ai ragazzi di scrivere due righe se hanno amato il libro
  • chiedere a genitori, scrittori, librerie, politici di donare un libro alla biblioteca della scuola
  • mettere un contenitore nell'aula e chiedere agli allievi di fare una raccolta libri, chiedendo ai parenti se hanno libri adatti allo scopo
  • portare con noi i ragazzi in libreria o in biblioteca e lasciarli liberi di scegliere, anche se un libro non riscontra il nostro gusto, non fa niente, basta che piaccia a loro
  • condividete le letture dei vostri figli, interessativi a quello che leggono, chiedete di consigliarvi un libro, vedrete con quanta passione vi parleranno di libri e non ci crederete ma si scoprono grandi scrittori anche grazie a loro!
  • Mostrategli, se lo avete, il vostro quaderno delle annotazioni e delle citazioni, se vedete che amano leggere regalategli un quadernetto speciale, magari con una dedica
  • consigliategli magari di registrare le loro letture su Anobii o altri, avranno una traccia dei libri letti fina dal'inizio
  • Lasciate che seguano le manie del momento, ai ragazzi capita di appassionarsi ad un argomento e di voler leggere tutto in proposito
NO!:
  1. non obbligateli a leggere
  2. non imponetegli libri
  3. non pressateli, magari hanno bisogno di 6 mesi per leggere 20 pagine, ognuno ha il suo ritmo
  4. non devono per forza leggere libri cartacei, se loro preferiscono la tecnologia, lasciateli liberi di scegliere
  5. non criticate le loro letture
MA SOPRATTUTTO:
Date l'esempio, se un ragazzo vi vede leggere fin da piccolo, se in casa ci sono libri, se un giro in libreria non è una cosa eccezionale ma usuale, i libri gli sembreranno una cosa normalissima, perché anche se non ci ascoltano, i nostri figli ci guardano!

venerdì 6 febbraio 2015

Accabadora


Accabadora
Michela Murgia
Ed. Einaudi
Pag. 164
****

Era da un po' che avevo in mente questo libro di Michela Murgia, ne avevo sentito parlare in facebook e da amiche, ma non so perché ne avevo preso nota ma non mi ero mai data la pena di cercarlo.
Poi durante un giro in biblioteca, dove alcuni libri della mia lista erano già fuori per il prestito, mi è capitato sotto mano, ho letto la trama ( o sintassi) e l'ho messo nel mio bottino libresco, posso prendere dieci alla volta ed è raro che non riesco a raggiugere questo limite
Di solito mi lascio prendere anche dalla copertina, e questa non mi piaceva moltissimo, ma appena ho cominciato a leggerlo, non ho più smesso.

Mi è piaciuto molto, trovo che abbia saputo raccontarci in modo magistrale la pratica del "Fillus de anima" che sono quei bambini partoriti due volte, la prima dalla vera madre e la seconda da una donna che non ha potuto avere figli, ma che se ne prende cura come se fosse suo.

Trama
La storia ruota attorno a Tzia Bonaria che prende in casa Maria, quarta figlia femmina di una vedova
Tzia Bonaria fa la sarta, ma a volte esce nel cuore della notte e non si sa dove vada. Maria non sa che Tzia Bonaria è un'accabadora, una persona che secondo le antiche usanze pratica l'eutanasia.

Ho amato molto com'è stato sviluppato il tema dell'eutanasia, tema molto spinoso, di cui spesso ognuno ha la sua idea di fondo, ma che non è solo bianco o nero, ma racchiude al suo interno una miriade di sfumature, di argomenti che possono aiutarci a consolidare la nostra convinzione, ma che la maggior parte delle volte riescono a farci vacillare, a farci capire che la verità non è mai una sola e assoluta.

martedì 3 febbraio 2015

Il veleno dell'oleandro


Il veleno dell'oleandro
Simonetta Agnello Hornby
Ed. Feltrinelli
Pag. 224
****

Ho cominciato questo libro una mattina e non sono più riuscita a staccarmene, tanto che l'ho finito in una giornata.
Ho amato molto lo stile di scrittura, come nei precedenti libri di questa brava scrittrice, e mi è piaciuta molto anche la storia, andavo avanti pagina dopo pagina dicendo fra me e me: "ancora una" e quando sono arrivata alla fine mi sono sentita molto dispiaciuta di dover averlo finito!
Ho apprezzato molto anche il finale, forse l'unico possibile.
La storia parte proprio dalla fine, per andare poi a ritroso, narrata a due voci da Mara, la figlia maggiore e da Bede, amico di Anna e del marito da tantissimi anni.
Questi due punti di vista hanno reso ancora più interessante la storia, facendomi restare sempre imparziale, avevano tutti ragione e avevano tutti torto.

Trama:
I fratelli Carpineti arrivano a Pedrara dove sorge la magnifica villa di famiglia al capezzale della Zia Anna, che sta morendo, ma non sono mossi solo dall'affetto, ognuno di loro torna a Pedrara anche per interesse, per il bisogno di scoprire il tesoro di nonna Mara, che li aiuterebbe ad uscire da situazioni economiche non proprio felici e per cercare di capire perché l'ambiguo Bede ha così tanto potere nella loro famiglia.
Mara la primogenita, è sui cinquant'anni, ha una figlia con problemi e un divorzio alle spalle, ed è una designer di scarpe.
Giulia, alle prese con l'amore per Pasquale, suo compagno, che la sfrutta e la tratta male.
Luigi, fratello di Mara e Giulia, ma figlio di Anna, in quanto il loro padre aveva sposato la sorella della moglie morta, sta vivendo un secondo matrimonio non proprio felice e sospetta che il figlio Thomas sia omosessuale.

Lo strappo nell'anima


Lo strappo nell'anima
Elena Loewenthal
Ed. Frassinelli
Pag. 168
****

Ho cominciato questo libro piena di aspettative, il primo libro che avevo letto scritto da lei era "Conta le stelle, se puoi" e quando ho trovato questo in una biblioteca dell'usato l'ho preso al volo.
L'ho cominciato subito dopo "Il veleno dell'oleandro" e penso che questo abbia aiutato a non farmi amare moltissimo il libro.

La storia è bella, quello che non ho amato molto era lo stile in cui è stata scritta, un po' ripetitivo e ingarbugliato, l'episodio della scolorina, perno centrale della storia viene ripetuto una miriade di volte.

Però mi sono sentita molto vicina a Stefania, con questo bisogno di sapere che si sente dentro, anche se non condivido la sua idea che i problemi del figlio siano dovuti a questo vuoto che lei sente dentro.
Mi sono sentita molto vicina perché anch'io sento la stessa necessità di dare una risposta ad una marea di domande che molto probabilmente rimarranno senza risposta.
Mio nonno fuggì dalla Polonia all'inizio della IIa Guerra Mondiale per andare in Francia da un fratello che lavorava li, ma fu fermato sul confine Svizzero e mandato in campo di lavoro, cosa che quasi sicuramente gli salvò la vita.
Non ha mai voluto parlare di quello che aveva vissuto prima, della sua famiglia e del suo paese, con i figli e con me non parlava nemmeno la sua lingua.
Ha sempre detto che preferiva così non per dimenticare, ma per non ricordare, e trovo che questo sia ancora più doloroso.
Il vuoto del non detto di questo "quarto" di me, mi fa sempre nascere domande su chi era, da dove veniva, cosa faceva prima di arrivare qui, come faceva a conoscere così tante lingue?
Domande che come dicevo prima rimarranno di sicuro senza risposta, perché lui non c'è più da troppi anni, e i figli sanno solo quello che lui ha voluto che sapessero.

Trama:
Il Dottor H. è un medico ebreo ungherese che per poter studiare ha lasciato la sua patria per trasferirsi in Italia.
Un suo paziente è un ufficiale nazista, che grazie alla riconoscenza che prova per il suo medico, decide di aiutarlo al momento dell'emanazione dei "provvedimenti per gli ebrei", lasciandolo entrare di notte nel suo studio per cancellare con la scolorina il suo nome e quello della sua famiglia dall'elenco romano degli ebrei, salvandolo così dal rastrellamento di Roma del 16 ottobre 1943.

Elena Loewenthal traduce in italiano i libri di Amos Oz, di David Grossman e di parecchi altri scrittori ebraici.