lunedì 27 gennaio 2020

La baracca dei tristi piaceri


La baracca dei tristi piaceri
Helga Schneider
ed. Salani
pag. 205


Avevo preso nota di questo libro già parecchio tempo fa, e durante una visita in un posto dove vendono libri di seconda mano, lo trovo,  a prima vista sembra nuovissimo, non posso fare a meno di prenderlo e aggiungerlo alla miriade di libri che ho in attesa di essere letti.

Decido di leggere questo libro in occasione della giornata della memoria, cosa che cerco di fare ogni anno.

Di primo acchito, l'approccio mi lascia un po' basita, perché parallela alla storia di Frau Kiesel, ragazza tedesca e cattolica che viene portata a Buchenwald a causa della sua relazione con un ragazzo nato in una famiglia cattolico-ebraica, si snoda la storia di Sveva, la giornalista di origine tedesca e di Marco, suo amico italiano che vive e lavora a Berlino.
Questo intreccio di storie, sulle prime mi ha dato un po' fastidio, ma mentre il racconto va avanti, trovo che riesca a stemperare l'orrore che Frau Kiesel ha vissuto.

Inaspettatamente, e con mio sommo piacere, la storia attuale é ambientata nella mia adorata Berlino,  mentre descrive dove vanno e quello che fanno, mi sembra di essere li accanto, di passare per caso davanti ad un bar e di vederli li, seduti che si raccontano a vicenda le loro cose.

Trama
Sveva é a Berlino per parlare del suo recente libro, il suo primo libro, e durante una presentazione viene avvicinata da Frau Kiesel, che pian piano le racconta l'orrore vissuto nel Sonderbau di Buchenwald, il bordello all'interno del campo di concentramento.


3/2020
Sfida personale
119. un libro che parla di fatti realmente avvenuti

La giornata della memoria

Mettendo ordine nei vecchi post, ho trovato questo che avevo scritto parecchi anni fa, e che non ho mai pubblicato, non so se per pudore, o per quale altro motivo.
Rileggendolo mi accorgo che purtroppo é sempre attualissimo, storie di razzismo sono ancora oggi all'ordine del giorno, per questo motivo ho deciso di pubblicarlo.
Sono consapevole che non servirà a cambiare la mentalità di chi fomenta l'odio, e non redimerà di sicuro nessuno che ha idee razziste, ma io, nel mio piccolo ringrazio perché le mie radici mi hanno permesso di essere la persona che sono e mi auguro di aver trasmesso questi miei ideali anche alle mie figlie.

Domenica 27 gennaio, come tutti gli anni era la giornata della memoria.
Ogni anno la si ricorda sui blog, in facebook, sui giornali.
Alla televisione domenica, sia nel pomeriggio che in serata, c'era l'imbarazzo della scelta sui film o documentari che parlavano della Shoà.
Ci sono parecchi libri che parlano di questo tema, la cosa che più mi ha colpito è che la biblioteca della scuola media ne sia piena.
Una mamma mi ha raccontato che la sua figlioccia di quarta elementare ha avuto quest'anno come testo di lettura "Il bambino con il pigiama a righe"
Mi chiedo se a quest'età, con i privilegi che hanno al giorno d'oggi, possano rendersi conto della portata di questa tragedia, come forse non riusciamo nemmeno noi quarantenni-cinquantenni a capire fino in fondo.
Parlando con alcune ragazze dell'età di mia figlia maggiore, 17-18 anni, ho come avuto l'impressione che sia per loro una materia di storia, come la rivoluzione francese o quella russa, qualcosa che hanno imparato sui libri di scuola.
Nel mio piccolo dico che è giusto ricordare, ma mi rendo anche perfettamente conto che in questi quasi 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale non abbiamo imparato niente (intendo noi come umanità in generale) in quanto in parecchie, troppe!, parti del mondo si stà ancora combattendo.

Cosa vuol dire per me la seconda guerra mondiale?
Vuol dire una parte di famiglia che non c'è, che non ho mai conosciuto e di cui ho ricevuto solo qualche breve accenno.
Vuol soprattutto dire una grossa curiosità per questa mia parte mancante : chi erano ? cosa facevano? ma principalmente cosa è successo?

Parto dall'inizio di questa storia tragica, che poi si è trasformata in una storia d'amore.
Mio nonno Pawel è nato nel 1908 in un paesino sul confine fra Polonia, Ucraina e Bielorussia, a seconda del periodo storico il suo paese apparteneva ora a una ora all'altra nazione.
Quando aveva poco più di 30 anni tutta la sua nazione cominciava ad essere sotto il dominio di Hitler, e lui decise di raggiungere un fratello che lavorava in un ristorante in Francia.
Arrivato alla dogana Svizzera venne fermato e condotto in un campo di lavoro a Losone, dove conobbe mia nonna che viveva e studiava presso una famiglia di Locarno.
Nel 1943 nacque mio zio Paolo, ma mio nonno era sempre internato nel campo di lavoro, e ben presto fu trasferito vicino a Zurigo.
Conservo ancora diverse lettere molto struggenti che scriveva a mia nonna, nel frattempo tornata a vivere con il bimbo presso i genitori, nelle quali le chiedeva notizie su di lei e sul loro bambino che aveva avuto l'occasione di vedere pochissimo.
Finita la guerra, si sono sposati, e mio nonno è diventato per tutta la gente della zona "ol polacc", il polacco, riuscendo a farsi benvolere da tutti, cosa forse non facilissima se si pensa che era uno dei pochissimi stranieri di tutta la zona.
Uomo di grande cultura, parlava parecchie lingue e faceva il calzolaio, non so se per formazione o se per scelta.
Ben presto la famiglia aumentò, fino ad avere 8 figli, da quello che raccontano loro era un padre meraviglioso.
Da parte mia posso solo dire che era un nonno fantastico, sono stata la prima nipote e nonostante siano passati parecchi anni da quando non c'è più, me lo ricordo ancora come se fosse stato ieri.
Della sua vita prima di arrivare in Svizzera le notizie sono pochissime, nemmeno a mio nonna, sua moglie, aveva raccontato granchè.
So la zona da dove veniva, ma non il nome esatto del paese, so che la sua mamma si chiamava Anna e così ha chiamato la sua prima figlia femmina, so che aveva fratelli e sorelle ma che non ha mai preso contatto con loro dopo la guerra, e questo secondo me voleva dire che sapeva che non c'era nessuno da contattare.
Parlava in francese con mia nonna, in tedesco con i figli e in un italiano un po' così con noi nipoti.
Parlava polacco solo con gli amici polacchi che erano stati con lui nei campi di lavoro, ricordo Cazimiro e altri due, di cui purtroppo ho scordato il nome e ricordo padre Bernardo che ha sposato i miei genitori.
Quando mia mamma rimase incinta di me a 18 anni, lui le disse che per lui non era un problema, aveva cresciuto 8 figli era disposto a crescerne ancora, e che lui l'avrebbe sempre aiutata, e così fece visto che ho passato i miei primi tre anni trascorrendo tutta la giornata con mio nonno visto che i miei genitori lavoravano, poi ho cominciato l'asilo, ma ho passato i successivi due anni e mezzo in sua compagnia appena potevo.
Sono nata in una famiglia molto numerosa, mia mamma aveva 7 fratelli e mio papà 4, e tra zie, zii e cugini siamo sempre stati una flotta.
Quando ero piccola mi chiedevo com'era possibile che lui fosse solo, ma forse notando una sua ritrosia a parlare del "prima" evitavo di chiedere.
A quell'età comunque non avevo ancora tutta la voglia di sapere che ho adesso.
E dopo, quando chiedevo a mia nonna perché lei non avesse insistito per sapere mi rispondeva con una frase che le diceva sempre lui :
"Non è che voglio dimenticare, ma fa troppo male ricordare".

Questa frase mi fa molto male e mi chiedo cosa non voleva ricordare, anche se lo posso immaginare, cosa ha dovuto vedere, sopportare?
Cosa ha dovuto abbandonare per sopravvivere?

sabato 25 gennaio 2020

Una cosa piccola sta per esplodere

Una cosa piccola sta per esplodere
Paolo Cognetti
ed. Minimum fax
pag. 158
****

Mi è piaciuto molto andare a spasso per New York nel primo libro di Cognetti, e quando ho trovato in una libreria dell'usato altri due suoi libri non ho esitato a prenderli.

E' una raccolta di racconti, genere che amo molto ma che leggo purtroppo poco, che ruotano attorno al periodo dell'adolescenza.
Amo molto lo stile di questo scrittore, lo trovo scorrevole e accattivante.

Pelleossa
Il primo racconto è ambientato in una clinica Svizzera per ragazze ricche malate di anoressia, una di questi negli scorsi anni ha fatto molto discutere per il metodo poco ortodosso impiegato con le pazienti.
La protagonista principale è Margot, ormai veterana del gruppo e capobranco grazie alla posizione conquistata dopo diverse estati passate in questo luogo, alla quale viene chiesto di aiutare la nuova arrivata Lucia a studiare.
Si lascia intendere dietro a queste ragazze la mancanza di una famiglia, o meglio il disinteresse che i genitori hanno nei loro confronti, per esempio non tutti fanno visita alle ragazze nell'unico giorno consentito durante l'estate, o anche proprio il fatto che queste ragazze vengano messe durante i periodi estivi in cui la scuola è chiusa, in un istituto lontano da casa, quasi a volerle tenere fuori dalla vita quotidiana di questi genitori troppo impegnati, in modo che possano cosi non dover pensare a queste figlie cosi impegnative e non perfette come le vorrebbero.
Ho trovato questo racconto molto bello, ma anche duro e toccante.

Pubblico questa recensione personale dopo parecchio tempo e non so bene il perché. Mi ricordo di aver letto questo libro, ma non ricordo i racconti in dettaglio, per questo motivo lascio le valutazioni che avevo espresso nella bozza, perché non me le ricordo.

La meccanica del motore a due tempi 5/5
La figlia del giocatore 3/5
La stagione delle piogge 3/5
Tutte le cose che non so di lei 4/5

La donna é un'isola



La donna é un'isola
Audur Ava Olafsottir
pag. 272
Ed. Einaudi
****

Avevo letto della stessa scrittrice "Rosa candida" e mi era piaciuto moltissimo, e come avevo scritto nella brevissima recensione, mi aveva fatto venir voglia di leggere altri libri sull'Islanda.

Poi, si sa, i libri che vogliamo leggere sono molti, il tempo scarseggia, e io da parte mia da alcuni anni sto cercando di ampliare i miei orizzonti libreschi.

Ma poi succede che come in un allineamento dei pianeti, accadono delle piccole cose che prese individualmente non voglio dire nulla, ma lette tutte assieme portano nel subconscio qualcosa di non dimenticato, ma solo di parcheggiato li in attesa che venisse di nuovo a galla, evocando nella nostra mente il piacere che abbiamo provato nel fare una determinata cosa, e la voglia di provare nuovamente la stessa sensazione.

Capita che nella biblioroulotte parcheggiata a due passi da casa, prendo al volo un libro piccolo, non voluminoso, ma che si presta bene alla fatica che provavo nel leggere alcuni mesi fa e che di sicuro mi impediva di affrontare libri corposi e complessi.
Il libro é "L'angelo di neve " di Ragnar Jonasson, guarda caso ambientato in Islanda.
Per caso ne parlo con una mia carissima amica, in compagnia di suo figlio che la prende bonariamente in giro per la sua passione per questo scrittore, e ci diciamo di come sarebbe bello trasferirci in Islanda.
In tutte le libreria fa bella mostra di se "Miss Islanda" di Audur Ava Olafsdottir, altro piccolo segno.
Mentre sono a spasso nel bosco, incontro una coppia di cugini di mio papà, facciamo un tratto di strada assieme parlando di libri, parliamo di vari scrittori, poi entrambi mi consigliano questa scrittrice, invitandomi a passare da loro per prenderli in prestito.
Mentre riconsegno alcuni libri in biblioteca, c'é esposto un altro suo libro "Hotel Silence", inutile dire che mi fiondo alla lettera O dello scaffale letteratura tradotta per dare un occhiata, consapevole che non sarà solo un'occhiata e rimanendo profondamente delusa perché non ce n'é nemmeno uno, grazie alla gentilezza del bibliotecario ho scoperto che sono classati sotto la lettera AU, cosa che mi lascia parecchio perplessa e che non ho ancora approfondite, ma che terrò presente settimana prossima quando andrò a riconsegnare.
Di ritorno dalla biblioteca, sul bus, chiacchiero con Cristiano, grande lettore che sa sempre darmi delle ottime dritte, e scopre che anche lui sta leggendo la stessa scrittrice.

Ha nutrito la mia voglia di Islanda, ma non l'ha saziata, anzi mi ha fatto venir voglia di continuare a leggere libri ambientati in questa isola.

Ho inserito questo libro al numero 15. della mia sfida personale sotto la voce "un libro in cui mi rispecchio nella protagonista" perché l'ho trovata molto affine a me, dalla passione per le lingue alla voglia di conoscere all'impulsività, ma anche per il corso lievemente parallelo vissuto da lei che assomiglia un po' alla situazione che sto attraversando o che mi sto lasciando alle spalle.

Trama dal sito dell'editore (Einaudi)
Prendete una pianista incinta di due gemelle, un bambino un po' geniale e una poliglotta che fa cose strane. Mescolateli con un marito desideroso di paternità, un veterinario che gira con un falcone in gabbia e un uomo misterioso che conosce il linguaggio dei segni. Farcite con tre pesci rossi, una vincita alla lotteria e un viaggio lungo le coste di un'isola di sabbia nera. Cuocete a fuoco vivo. Il risultato è un nutrimento delizioso e genuino: una storia delicata - insieme allegra, dolorosa e ironica - che ti entra nel cuore e nella testa e non se ne va più via.

2/2020
Sfida personale
15. un libro in cui mi rispecchio nella protagonista

Flavia De Luce e il delitto nel campo dei cetrioli


Flavia de Luce e il delitto nel campo dei cetrioli
Alan Bradley
pag. 440
Ed. Sellerio
****

Come ogni anno, comincio l'anno con un libro divertente, e questo mi ha fatto ridere o sorridere in diverse occasioni.
Ho scoperto per caso Flavia De Luce su un blog, ma purtroppo non mi ricordo dove, la trama del libro mi ha incuriosita molto, sono andata a curiosare ed ho scoperto che quello di cui si parlava era il sesto o il settimo della serie.
Ho scaricato sul telefono un estratto e l'ho divorato, non avevo ancora finito di leggerlo che già avevo prenotato il libro alla biblioteca cantonale.

Fin dalla prima pagina mi sono innamorata di questa ragazzina con la passione per la chimica, molto arguta e che in sella alla sua bicicletta, da lei affettuosamente chiamata Gladys, percorre i paesini attorno a Bishop's Lacey dove abita, cercando di sbrogliare la matassa che ruota attorno all'omicidio del uomo trovato nel campo di cetrioli della sua tenuta.
Una famiglia un po' strana, due sorelle dispotiche, dei domestici strampalati e una manciata di abitanti fuori dagli schemi, ma così simili a quelli che abitano ogni paese, fanno da corollario a questa storia veramente piacevole da leggere.

Dopo aver letto il libro non ho capito bene se é un giallo per ragazzi o no, ma non ha molta importanza perché mi é piaciuto moltissimo, e cosa ancora più importante ha qualcosa che io amo nei libri: mi ha fatto conoscere cose nuove, in questo caso la storia dei primi francobolli Penny Black.

Penso sia superfluo dire che il secondo libro "La morte non é cosa per ragazzine" sarà una delle mie prossime letture.

Trama dal sito dell'editore (Sellerio)
Flavia de Luce fa un’orrida scoperta. Nell’orto dei cetrioli, proprio sotto la finestra della sua camera da letto, in mezzo agli attrezzi disordinati del bravo Dogger, il giardiniere autista tuttofare, inciampa in piena notte in un corpo semisepolto; esalando l’ultimo respiro, l’uomo sussurra una strana parola: «Vale!». Poco prima, dietro la porta di una delle infinite stanze di Buckshaw, il castello di famiglia, aveva sentito parole inquietanti pronunciate in una conversazione del padre con uno sconosciuto: «Twining? Il vecchio Tazza? È morto da trent’anni...». «E lo abbiamo ucciso noi». E ancora prima sulla soglia della cucina, il padre era quasi svenuto di fronte al freddo corpicino di un uccellino con un francobollo infilzato nel becco.
Segnali, premonizioni che stuzzicano la curiosità dell’undicenne Flavia, temeraria detective. Lei, come il segreto modello Sherlock Holmes, sa usare la chimica da esperta per i suoi misteri, che la spingono in moto perpetuo per campagne e stradine di Bishop’s Lacey, di cui i de Luce sono i signori decaduti. Sempre in lotta con le dispettose sorelle maggiori, Daffy e Feely, con loro condivide il vetusto maniero, insieme all’altrettanto annosa servitù, tutt’e tre orfane di una dama avventurosa e rimasta presente nel ricordo e non solo. Chi era Twining? E chi è quel tipo con cui papà ha urlato? Che significa quel francobollo infilzato nel becco? E come si lega tutto questo all’infausta tragedia, trent’anni prima, nel college? La «chimica» della serie di Flavia de Luce – di cui questo è il primo romanzo – è fatta di diversi elementi: l’ingegno costruttivo da giallo classico, l’ironia scabrosa e impudente, il realismo macabro, la maliziosa innocenza di ragazzina, la carrellata di caricature da vecchia Inghilterra dickensianamente verosimili e originali. Una miscela che si imprime in chi l’apprezza come quasi un sottogenere giallo a sé stante, di grande successo in tutto il mondo, e combina il sorriso, la risata, un sottofondo di brivido e la sorpresa.

1/2020
Sfida personale
154. Il primo libro di una lunga serie

Letture 2019

L'anno scorso ho letto pochissimo.
Vedo spesso su blog e su facebook commenti in positivo o in negativo sulla quantità di libri letti, non prendo mai posizione, ognuno legge quello che vuole e quanto vuole.
La quantità dei libri letti può essere influenzata da molti fattori, dalla disponibilità di tempo, da altri interessi a cui si vuole dedicare tempo, dal genere di libri scelto, dalla velocità di lettura...
Nel mio caso la quantità di libri letti rispecchia il mio stare bene, e questo 2019 appena passato non é stato facilissimo e non sempre avevo la concentrazione necessaria per assimilare quello che leggevo.
Ciononostante ho letto qualcosina, metto qui un elenco con un paio di righe su ogni libro, in attesa di avere il tempo di scrivere una mia personale recensione di questi e di parecchi altri libri che ho letto precedentemente.

Vincoli di Kent Haruf
contrariamente agli altri anni in cui comincio il mio anno di lettura con un libro divertente, quasi un po' scaramanticamente, ho cominciato con "Vincoli" di Kent Haruf.
Ho amato moltissimo questo libro, come tutti i precedenti di Haruf, mi é rimasto solo un retrogusto amaro in quanto era l'ultimo dei suoi libri, non in ordine di scrittura, ma era l'unico suo libro che non avevo ancora letto.

Andiamo a vedere il giorno di Sara Rattaro
Vista la mia difficoltà a leggere ho deciso di andare sul sicuro e puntare su una delle mie scrittrici italiane preferite, che anche questa volta non ha smentito la mia passione per lei.

I Goldbaum di Natasha Solomons
Una grande saga di una famiglia ebrea ambientata in Europa prima e durante la prima guerra mondiale, libro che mi é piaciuto molto e che mi ha fatto capire le dinamiche delle grandi famiglie benestanti dell'epoca e la nascita delle maggiori banche.
L'ho scelto, a parte perché Neri Pozza, per me sempre sinonimo di ottime letture, anche perché ambientato in un periodo che non é la seconda guerra mondiale, periodo in cui sono ambientati quasi tutti i libri che parlano delle famiglie ebree.

Il basilico di Palazzo Galletti di Giuseppina Torregrossa
Libro che avevo in attesa da un po' e che ho cominciato a leggere in concomitanza con una vacanza in Sicilia che un gruppo di amici ha fatto la scorsa estate.
Le loro foto giornaliere mi ha fatto venire una grande voglia di pesce e di leggere questo libro, voglie esaudite entrambe.

La lettrice di Tarocchi di Jeane Kalogridis
Mi piace molto come questa scrittrice da risalto a grandi donne della storia, raccontando in modo romanzato ma senza discostarsi troppo dalla realtà.
Questo libro ruota attorno alla vita di Caterina Sforza, raccontata dal punto di vista di una persona che le starà vicinissima tutta la vita.

La soffitta sul lago di Viola Shipman
Un romanzo molto bello, anche se l'argomento é veramente tosto, la malattia della protagonista e l'arrivo nella sua vita di una ragazza madre e della sua vulcanica bambina.

L'angelo di neve di Ragnar Jonasson
Libro preso in prestito dalla Biblioroulotte parcheggiata a 5 metri da casa mia che mi ha permesso di conoscere questo scrittore di cui leggerò sicuramente altro.
La mia voglia di Islanda ha trovato pane per i suoi denti, proprio poco prima che diverse amiche intraprendessero un viaggio in questo paese.

Papà Gambalunga di Jean Webster
Una rilettura, cosa rarissima per me, ma una rilettura con i fiocchi del libro che più ho amato e letto durante la mia infanzia.
Un libro che ho anche regalato a Lucrezia per Natale, perché anche se scritto parecchi anni fa é sempre un libro che mi fa sorridere.

L'assaggiatrice di Giuseppina Torregrossa
Ho preso  questo libro quasi per caso in biblioteca, assieme a parecchi altri, l'ho cominciato e l'ho letto tutto d'un fiato.
Mi piace lo stile di scrittura di Giuseppina Torregrossa, due degli undici libri letti quest'anno sono suoi.

Rebecca dei ragni di Olivia Corio
Ho comperato questo libro per Natale per Anastasia che ha paura dei ragni, ma ho cominciato a leggerlo e non me ne sono più staccata.
Un libro per ragazzi ma molto carino.

Emmaus di Alessandro Baricco
Libro che mi é stato prestato un bel po' di tempo fa.
Baricco é uno di quegli scrittori che o si odiano o si amano, a me piace molto, ma nella parte centrale di questo libro ho fatto un po' fatica, forse perché ne avevo altri in attesa, ma ancora una volta non sono rimasta delusa, anche se non é il mio preferito fra quelli che ho letto.

giovedì 2 gennaio 2020

Vecchie letture 2

  • Vestivamo alla marinara di Susanna Agnelli
  • Bardot, Deneuve, Fonda di Roger Vadim
  • Volevo i pantaloni di Lara Cardella
  • La lunga vita di Marianna Ucria di Dacia Maraini
  • Parola di Giobbe di Giobbe Covatta
  • Pancreas di Giobbe Covatta
  • Il senso di Smilla per la neve di Peter Hoeg
  • La giuria di John Grisham
  • I  cercatori di conchiglie di Rosamunde Pilchener
  • Le bianche dune della Cornovaglia di Rosamunde Pilchener
  • Settembre di Rosamunde Pilchener
  • L'uomo della pioggia di John Grisham
  • Il partner di John Grisham
  • L'avvocato di strada di John Grisham 
  • Harry Potter e la pietra filosofale di J. K. Rowling
  • Le sei mogli di Enrico VII di Antonia Fraser
  • I confratelli di John Grisham
  • Harry Potter e la camera dei segreti di J. K. Rowling
  • In piedi sull'arcobaleno di Fannie Flagg
  • Il colore viola di Alice Walker
  • Il testamento di John Grisham
  • Harry Potter e il prigioniero di Azkaban di J. K. Rowling


mercoledì 1 gennaio 2020

Vecchie letture 1

Ho aperto questo blog una decina di anni fa all'inizio parlavo di un po' di tutto, ho deciso in seguito di separare gli argomenti di cui parlavo in diversi blog, per avere più ordine, anche se spesso riesco a scrivere poco o nulla su ognuno preferisco così.
Da qualche anno, qui scrivo dei libri che leggo, ma non a livello di critica, ma per tenere un po' il filo delle mie letture.
Ho cominciato a registrare i libri che leggo solo in tempi abbastanza recenti, principalmente su Anobii, da quest'anno anche in Instagram, ma sono sempre stata una grande lettrice.
Ho cominciato a leggere molto presto, vivendo in case immerse di libri, ho letto moltissimo attingendo alle biblioteche scolastiche e alle biblioteche di amici.
Mi dispiace molto non aver segnato i libri che ho letto, e ho deciso che aiutandomi con il mio elenco su Anobii cercherò di ripescare le mie letture passate.

Piccole donne di Louisa May Alcott
Posso affermare senza ombra di dubbio che é stato uno dei primissimi libri che ho letto e che ho amato.
Mi sono vista le diverse edizioni cinematografiche e visto che in questi giorni al cinema ne é uscita una nuovissima, vorrei rileggerlo.

Il buio oltre la siepe di Harper Lee
Ho letto questo libro alle elementari, ma come spesso mi succedeva, l'avevo già letto a casa.
Libro che mi é piaciuto molto e che rileggerò di sicuro, visto che le mie figlie me ne hanno regalato una bella versione tutta nuova.

Papà Gambalunga di Jeanne Webster
Di sicuro il libro che ho amato di più durante la mia infanzia e che ho letto parecchie volte, l'ultima dei quali poco prima di Natale.
Quest'anno a Natale ne ho regalato una copia a mia figlia.
Narra la storia di una ragazza che vive in un orfanotrofio, con il raggiungimento dei diciotto anni, deve lasciare l'orfanotrofio, ma inaspettatamente un misterioso benefattore, le da la possibilità di continuare gli studi, chiedendo in cambio di essere tenuto al corrente dell'andamento degli studi, richiesta che da vita a strampalate lettere da parte della ragazza al suo benefattore.
Un libro che mi fa sempre stare bene.

Il paese dalle ombre lunghe di Hans Ruesch
Libro letto alle elementari, ambientato al Polo Nord.
Mi ricordo che mi affascinavano moltissimo i racconti delle loro usanze e il loro modo di vivere così differente dal nostro.
Potrei dire che questo é stato il primo libro che mi ha fatto capire che leggendo avevo la possibilità di esplorare mondi sconosciuti e di arricchire la mia sete di sapere.
Anche questo libro mi é rimasto nel core e l'ho riletto alcuni anni fa.

Io speriamo che me la cavo di Marcello d'Orta
Piacevole e divertente raccolta di temi di bambini napoletani con errori e strafalcioni,

Un sasso per Danny Fischer di Harold Robbins
Racconta la storia di Danny Fischer, ragazzo di una famiglia della borghesia medio alta che si trova a dover fare i conti con la Grande Depressione.
Rileggendo l'elenco delle mie letture passate, che ho cominciato ad annotare solo in tempi molto più recenti mi sono accorta che fin da piccolissima ho avuto libero accesso ad ogni tipo di libro e senza censure.